PYLONE  "A jamais / Ping"
   (2019 )

Il terzo album (appena uscito per la Sound On Probabtion) del francese Pylone, nome d’arte di Laurent Perrier, è un disco sperimentale con sonorità delicate, coinvolgenti e appassionati, che chiedono impegno e attenzione all’ascoltatore. Una volta entrati nel meccanismo, però, i risultati sono notevoli.

Composto di due soli brani, occupanti ciascuno un lato dell’LP, il nuovo lavoro di Pylone mescola generi, fascinazioni e atmosfere molto diversi tra loro. C’è l’elettronica minimalista, c’è la ambient, ci sono Autreche e Grouper, c’è la sperimentazione e c’è la tradizione. Apre “A Jamais”, impreziosita dalla voce dell’artista multimediale Lyne Vermes; questa, campionata e trattata, diventa lentamente una stringa di emissioni di suono che perdono di significato e diventano briciole in un sentiero ormai impoverito. Emozionante e inquietante, il pezzo ci conduce verso un arido deserto che, mentre culla continuamente nel viandante la speranza di un’oasi all’orizzonte, porta unicamente dubbi e sconforto. La ripetizione di un preciso pattern sonoro, in pieno stile Morton Feldman, incute nell’ascoltatore inquietudine e timore; la bellezza di questo paesaggio, però, lascia mozzafiato.

“Ping”, che occupa la seconda parte dell’album, è caratterizzata anch’essa da un pattern ben riconoscibile e marcato, che conforta maggiormente ma lascia spiazzati e confusi nella sua ripetizione continua, sempre uguale e sempre diversa al tempo stesso. Minimalismo e ambient si intrecciano e si influenzano a vicenda, e dove per un attimo c’è calma esplode un’improvvisa tensione. Senza soluzioni di continuità si giunge alla conclusione, ma non ci si ricorda più dove si era partiti. E questo era senza dubbio lo scopo di Pylone. (Samuele Conficoni)