CARA  "Altri occhi"
   (2019 )

Cara, in maniera femminile, sembra seguire un po’ le orme di Bugo, nel suo percorso prima rock e poi pop. Dopo un passato lo-fi (con pezzi forti come “Non guardarmi” e “Mi apri la testa”), nel suo nuovo album “Altri occhi” opta per una chitarra non distorta, ma carica di vari effetti chorus e tremolo, calibrati da risultare con quel suono vintage che piace tanto a Giorgio Poi e alla scena indie milanese attuale. Le visioni del fenomeno vaporwave, una delle caratteristiche che resteranno nei ricordi di questi anni ’10, dunque non sono ancora cessate. La chitarra dunque, con suono molleggiato, assieme ad arrangiamenti scarni ed essenziali, accompagna le nove canzoni di Cara, che racconta pensieri interiori, frasi inconsce che si vorrebbero pronunciare, ma si preferisce cantare. Come “Prendi me”, che in pratica è una spavalda proposta di concedersi: “Prendimi, sono qui, lo sai, a te dico sempre sì”, meno ironica rispetto a Viola Valentino. O come “Avere te”, dove si esplicitano parole non dette: “Prendimi la mano, ti prego non andarci piano, e stringimi con forza, prima che io sia lontano”. Questa sicurezza di sé nasconde la reale insicurezza, che si racconta nella titletrack “Altri occhi”: “Vorrei vedermi con altri occhi solo per curiosità, vorrei vedermi con i tuoi occhi per capire che effetto fa”. Lo spirito lo-fi per fortuna non abbandona del tutto Cara, e si sente in “Come mi vuoi”. Un inciso di quattro note tremolanti caratterizza “I mostri”, pezzo vagamente inquietante che inizia a far uscire un po’ di aggressività: “Lasciateci con i nostri mostri nella luce bianca, a fare brindisi all'infinito con il fiato corto, la mente sospesa tra strade perdute vi stramaledico”. I bpm accelerano con “Nella notte”, ma è pur sempre un rock’n’roll malinconico, tra “Ricordi smembrati dall’inconscio, passo incerto, labirinto”. Ma con “Prendo senza chiedere” e “Scortese” ecco di nuovo la strafottenza difensiva di Cara: “Oggi non resisto, fanculo tutto, esco, prendo senza chiedere (…) dimmi cosa c'è che non va, la falla nel dna”; “E sarò scortese, lo sarò di proposito, sarà meglio così, prima che tu scopra i miei punti deboli”. Infine “Buona uscita” pone in attesa: “Sto ancora aspettando qualcosa di spettacolare”, e nella tranquillità del pezzo, la conclusione che sfuma nel noise è interessante, da sviluppare live. Restiamo anche noi in attesa, sperando che Cara riporti, almeno dal vivo, quel sound coraggioso degli esordi. (Gilberto Ongaro)