OFFICINA F.LLI SERAVALLE  "Us frais cros fris fics secs"
   (2019 )

L’universo musicale ha dei confini? E quali sono? Esiste una linea di separazione tra ciò che può essere considerato musica e ciò che invece non lo è? Esiste una demarcazione tra l’ascoltabile e la sua negazione? Il lavoro d’esordio del duo Alessandro e Gianpietro Seravalle è un disco cervellotico che spinge la mente umana a porsi queste e altre domande sulla definizione e sulla qualità di ciò che potrebbe essere considerata musica. Nove tracce strumentali che in meno di un’ora superano ogni limite del già sentito e si proiettano nell’infinito universo della sperimentazione. “Us Frais Cros Fris Fics Secs” (letteralmente “Uova Marce Rane Fritte Fichi Secchi”) è un condensato di sonorità cupe, atmosfere rarefatte, trame psichedeliche, venature industrial, virate metalliche, synth fuso sapientemente con l’elettronica, frutto di uno smontare pezzo per pezzo, suoni già sentiti per crearne nuovi, secondo canoni diversi e poco usuali. I due fratelli Seravalle lavorano su quel vecchio motore chiamato musica e con i ferri del mestiere lo smontano nei suoi singoli componenti, lo puliscono, lo assemblano creandone un modello totalmente diverso. Alessandro Seravalle (chitarre, effetti, piano elettrico, organ-guitar, oggetti) e Gianpietro Seravalle (digital grooves, fake drums, piano, piano elettrico, synth, synth bass lines, organo, frequency generator) sono i “meccanici” che nella loro “Officina” lavorano ostinatamente alla ricerca della sonorità perfetta lungo il confine (semmai esistesse) tra la musica e la non musica. E’ questo il senso dell’intero lavoro, che a partire dall’opening track, “Atrofia Del Verbo” (“Models of style: curse, telegram and epitaph” – E. Cioran)”, fino alla chiusura, “Je Fais Semblant D’être Ici (One Of Those Emil Cioran’s Ultimate Sentences Gathering An Entire World)” spazia lungo il nebuloso universo musicale alla ricerca dei suoi limiti. Momenti di nevrosi e di delirio, come in “GW150914” o “Padiglione 6”, si alternano a sonorità più soft ma che non smarriscono la verve paranoica e visionaria (“Buran”, “Brevi Apparizioni”, “In Memoriam: Il Gabo Del Plalanet”), mentre il synth regna sovrano in “Que Viene El Coco” e in “ N-a Fost Să Fie”. “Us Frais Cros Fris Fics Secs” non è un lavoro “musicale” secondo i canoni dell’ascoltatore che ha una sua idea di musica. Ci si potrebbe addirittura spingere a considerare questo prodotto come la sua negazione assoluta, poiché privo di quelle melodiose armonie che mettono in pace sé stessi con il mondo. No! L’Officina F.lli Seravalle getta nel caos il modo cui si è soliti ascoltare musica e vuole invece dimostrare che esiste un universo musicale che varca i confini del già noto e si spinge oltre per sondarne i limiti. Questo esordio ne è la dimostrazione lampante. Un disco che occorre ascoltare e riascoltare per comprenderne l’effettivo valore e l’autentico messaggio che vuole trasmettere. (Angelo Torre)