MARCH.  "Safe & unsound"
   (2019 )

Nel titolo di quest’album si nasconde un carino e poco velato gioco di parole, strappato ai cugini anglosassoni come, sempre più spesso ormai, ci ritroviamo a fare qui “da noi”. Nelle vostre menti si comincia ad insidiare la curiosità, ma vi lascio un attimo così, un po’ d’hype (ecco, vedete) non ha mai fatto male a nessuno. March. (con tanto di punto finale), al secolo Marcello Mereu, lo scorso 7 dicembre pubblica per Cello Label, etichetta indipendente con sede a Bruxelles, il suo album d’esordio che, se volete, potete cercare su Spotify con il titolo di “Safe & Unsound”, per i meno poliglotti si traduce in “non tanto sano e salvo”. Ecco svelato il mistero. Il disco si divide in 14 tracce, ognuna con il suo stile che, purtroppo o per fortuna, mi esime dal catalogarlo in un genere a favore di un altro. Tocca numerosi argomenti, dal più classico e intramontabile mal d’amore in “Better than You”, a quello della ricerca di sé stessi in “To be a Man”, e poi si parla della solitudine, del narcisismo, della rabbia, dell’ingiustizia, della violenza domestica, un vestito fatto di sottili e delicate sfaccettature di emozioni e stati d’animo. Liricamente è un lavoro ben costruito, lo stesso non si può, purtroppo, dire della parte compositiva, spesso troppo scontata ed anche un po' vetusta. A questo si aggiunge la lunghezza ingiustificata dell’opera, visto che si trovano brani, in coda, tradotti, e già presenti nell’album, cosa che andava di moda sui 33 giri negli anni '80, per intenderci quando la Carrà voleva cantare in spagnolo. Autocelebrativo, in sintesi, l’album si aggiunge senza troppo rumore alle uscite dello scorso anno. (Domenico Carbonaro)