BANGLES  "Different light"
   (1986 )

La leggenda vuole che le ragazze si amassero e andassero d’accordo, con tanto di picipicimucimuci. Al loro secondo album, avevano fatto boom: un po’ con la filastrocchina di “Manic monday”, canzone scritta da Prince sotto falso nome.

E un po’ perché le fanciulle tanto brutte non lo erano: certo, non delle pinup da urlo, ma si facevano guardare. Oltretutto, non si limitavano a sculettare, e gli strumenti li suonavano loro.

C’era la moretta con gli occhi languidi, la biondona alla batteria, un’altra biondona con occhio maialo e una rossastra a chitarra e basso. Si alternavano alle voci e nelle inquadrature. Tutto bene, finchè va.

L’album era piacevole, senza fronzoli se non quello di avere una quarantina di minuti fatti di divertimento e easy listening. E con un terzo singolo che offuscò il successo del primo: “Walk like an egyptian” fece ballare tutto il mondo, portando le Bangles su tutte le copertine.

Però qui cascò l’asino: nel video, dove gli effetti speciali facevano ballare la “egyptian move” a Gheddafi, a Lady Diana, varie ed eventuali, in una delle ultime inquadrature la moretta languida accentuava la posa da vamp: Susanna Hoffs divenne così la più fotografata, con piccole gelosie da parte delle altre.

Qualche borsetta cominciò a volare, anche se le 4 andarono avanti ancora per un po’ (un altro lavoro, del 1989, con qualche buon singolo) prima di fare ciao.

Le tre dietro sparirono dalla circolazione, la Susy andò di album solista, di collaborazione con Simon Le Bon (se ve la ricordate vincete un peluche con l’immagine di Simon) e anche per lei il dietro le quinte.

Revival ‘80s, riapparizione di tutte e quattro, e l’impressione che il tempo, per la loro estetica, non si sia fermato. Non erano male: almeno, non si limitavano a sculettare, e non avevano pretese di girl power. (Enrico Faggiano)