JANE DOE "Jane Doe"
(2018 )
Dopo tredici anni di attività live, dapprima come cover band e poi con pezzi propri, i Jane Doe decidono di incidere 5 delle loro canzoni in un omonimo EP, pubblicato e promosso da (R)esisto. La band emiliana propone una formula riconoscibile di pop rock, in cui la voce di Irene Zerbini spicca e racconta sentimenti e sensazioni vissute. “Bella come te” punta ad essere orecchiabile, con un ritornello semplice da cantare tutti in coro, mentre “Sei stata” è la ballata del disco, con chitarra delicata e intenzione intima, mentre Irene ricorda una storia finita. Le parole arrivano ad una contraddizione, come accade nei ricordi di una relazione che, se è finita, un motivo dev’esserci stato. Ma la memoria non aiuta a capirsi: “Sei stata tutto e non sei stata niente, a volte assente o troppo presente”. Il rock alza i toni con “Era domani un attimo fa”, su un falso principe azzurro: “Come ho fatto a sbagliarmi? Ti credevo sincero. Come ho fatto a pensare di trovarti qui domani?”. Egisto Casali qui esibisce la sua bravura, nell’assolo di chitarra, così come nella successiva canzone ottimista “E ti senti vivo”, in maniera meno virtuosa ma più espressiva. In questo quarto pezzo, l’osservazione ambientale cerca di trasportare la descrizione atmosferica dentro di sé. “Prima di un temporale il sole filtra tra le nuvole, l'aria pizzica, è quasi elettrica (…) e ti senti vivo con quella sensazione che puoi anche toccare, tanto ti preme sullo stomaco fin dentro l'anima”. Anche la voce interpreta con note intense il ritornello: “Grazie a tutto quello che sei, non importa se domani arriverà: sei vivo!”. “Due passi” ci saluta invece con la pioggia, all’inizio ed alla fine. In generale, i testi sono ancora migliorabili dal punto di vista estetico, ma in questo brano di chiusura ci sono buone suggestioni: “Quando il cielo vomita acqua, e l'asfalto ti sembra uno specchio, senti la strada che si lascia annegare sotto di te”. La struttura armonica è facile all’orecchio da ascoltare, ma in realtà è meno scontata di quel che vuole apparire. La voce rende esplicito tale aspetto, grazie ad un gioco nella melodia prima del secondo ritornello, che sottolinea il cambio imprevisto di tonalità. Ed infine l’assolo eroico di Casali suggella questa “Due passi”. Il pop rock è uno dei generi più pericolosi da affrontare per la sua semplicità, si rischia sempre di rasentare il già sentito; i Jane Doe si difendono bene, inserendo piccole arguzie nelle canzoni per renderle non banali. (Gilberto Ongaro)