UNA  "AcidaBasicaErotica"
   (2018 )

Da un po’ di anni spero nasca una risposta italiana a Madonna, una che unisca il pop più fruibile a un personaggio provocatorio e dirompente come la Ciccone. In verità esiste già una donna così coraggiosa e folle, nel “rap” (diciamo), ed è M¥ss Keta. Però, mancava ancora una che emergesse proprio in un possibile percorso che sbaragli il mainstream. Una che alzasse la voce nel modo giusto, da poter arrivare anche nei tiepidi salotti di chi ascolta i successi di Amici. Una così è... Una. Al secolo Marzia Stano, Una è attiva dal 2013 e ha già pubblicato due album, dove navigava in un rock vestito spesso di folk, un’operazione abbastanza riconoscibile, già interessante per i contenuti, ma musicalmente tanto sentita. Invece ora, col terzo LP “AcidaBasicaErotica”, la formula diventa micidiale. Un pop con sonorità internazionali aggiornate, e melodie che pretendono di entrare in radio, ma con parole che vanno dritte a colpire dove ancora pochi avevano colpito in Italia. Finalmente! Tanto per essere chiari da subito, il primo brano, “La chimica”, racconta allegramente di un’attrazione di una donna per un’altra donna, che fino a quel momento era convinta di essere solo etero. E come fa il ritornello, non ci sono spiegazioni filosofico – religiose che tengano: “La chimica è chimica, non c'è una ragione, la fisica è fisica, si chiama legge d'attrazione”. Il secondo brano è abbastanza personale, “Sud di me”, e a paragone con gli altri risulta il più debole; di per sé è un gradevole synth pop che dichiara l’amore per le proprie spiagge pugliesi, (“Chi se ne frega che non è Milano”), con ricordo per i festini con falò (“sulle spiagge ad agosto, si può dimenticare l'acqua ma non il vino”). Ci sono anche episodi di canzoni intime, sempre con una punta di originalità come “2556” e “Ti vedo in ogni cosa”: “Ti ho vista nel teorema di Pitagora (…) nella circonferenza dell'essere sé stessi nell'area di una sfera e di un rettangolo”. Le cose si fanno intriganti con “Baci a vanvera”, un bello schiaffo tutto femminile, verso i preconcetti maschili, che dietro il rispetto per la “purezza” delle donne celano il solito desiderio di controllarle: “Voglio baci che trovano il punto esatto per farmi venire (…) voglio baci a vanvera, voglio baci in Ramadan, voglio baci random, voglio baci soft porn”. E mentre Una immagina il prete che si indigna, lo anticipa prendendolo per il collo e cantando: “A te (…) che vai vestito da uomo di chiesa, che abusi sessualmente di un’anima indifesa (…) è a te che dedico il mio bacio più sereno, chiamami strega, il mio bacio è veleno”. Il tema tanto dibattuto della violenza sulle donne arriva in una canzone per metà in francese, “Marie”, dove nell’arrangiamento ci sono rumori di ferro tintinnante, ad accompagnare i “diciannove colpi di cintura” cantati. Ma andiamo al sodo con “Eretica”! Ecco, sopra un tappeto di suoni di plastica zuccherati, perfetti per la radio, Una sfodera gli artigli, graffiando tutti, anche l’attualità più recente, con frecciate verso il bigottismo cattolico tutto italiano. Ecco qui quasi metà testo riportato. “Balla in discoteca, bella la balera, un presidente processato no non va in galera (…) qui si spara dalla finestra al black - out (bum bum), ma le chiese la domenica sono sempre sold out (…) e se non ti fai furbo amore sei proprio un cesso (…) non cambia mai niente ma chi se ne importa, tanto c'è sempre chi sta peggio, è quello che conta. Ma com'è bello lamentarsi, lunedì tanto c'è yoga e la mia catarsi. Ci si abitua al successo, ci si abitua alla fame, ci si abitua alla seta, ci si abitua al letame (…) a volte cadono i ponti, se si sbagliano i conti, si dà la colpa al diavolo, si pregano i santi. L’emigrato resta in mare, cosa vuoi che sia, sono due Padre Nostro e dieci Ave Maria”. Scorretta e necessaria. L’altro pezzo da 90 è “Hikikomori”, che affronta questo tipo di ragazzi e ragazze che volontariamente si isolano nella loro stanza, con Internet, rinunciando al mondo reale in favore di quello virtuale, descritto con parole attualissime e direttissime. “Acido lattico nel cervello, qualcuno suona il campanello, sarà il pacco di Amazon (…) è retedipendenza, l'universo in una stanza (…) ordino la pizza su Just Eat (…) selfie sulla sedia elettrica (…) sesso sicuro con la webcam”. Infine il disco saluta le adolescenti che si truccano da poco: “Matita nera sotto gli occhi che ci fa sembrare un panda”, col pezzo retrowave “Per sempre”, cantando come l’amica più grande che i genitori non vorrebbero che tu frequentassi. Che altro aggiungere, Una merita d’essere diffusa a oltranza, ed ergersi a forza come Regina del Pop italiano, sopra le montagne di mediocrità che questo genere troppo spesso è costretto a supportare. (Gilberto Ongaro)