LA CAMERA MIGLIORE "Cari miei"
(2005 )
I fiorentini La Camera Migliore nel 2001 vengono notati e messi sotto contratto da Carmen Consoli, che a quel tempo aveva appena fondato la propria etichetta Due Parole. L’album d’esordio – del 2003 - si intitola semplicemente “La Camera Migliore”. A seguire il gruppo apre con successo le date del tour della Consoli, poi arriva un loro lungo tour estivo, che li porta ad esibirsi anche su palchi molto rinomati quali quello di Asti Musica e del Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza. Il 2005 è stato un anno interamente dedicato alla registrazione e produzione del nuovo album di inediti, 'Cari miei', uscito il 28 ottobre. 'Il Fannullone', il singolo che ha anticipato l’uscita dell’album, è stato uno dei brani più ascoltati dell’estate 2005, entrando nelle playlist dei maggiori network nazionali (RAI-Radio1, RAI-Radio2, Radio Deejay, Isoradio, Kiss Kiss Network) e radio regionali. “Cari miei” è innanzitutto un disco di storie, nato dalla voglia di raccontare; man mano che la scrittura procede, i personaggi delle singole canzoni si disegnano con maggiore precisione. Ognuno di loro è in primo luogo protagonista di una storia più che interprete di uno stato d'animo (come accadeva nel precedente album), così come rivelano gli stessi autori descrivendone l'elaborata genesi creativa: dopo una prima stesura d'ogni pezzo, Georgia Costanzo – la cantante e coautrice del gruppo - ha scritto un racconto che ne narra il soggetto; la stesura definitiva nasce dopo quei racconti, di cui porta soltanto qualche traccia, il segno di una delle chiavi di lettura possibili. La folla di personaggi che anima queste storie è quantomai stramba e fiabesca: robot amici, bambole indiavolate, orchi, re e regine che sembrano popolare un grande condominio o un paesino sospeso tra atmosfere nostalgiche e surreali. L'intenzione narrativa è sottolineata anche dal fatto che molti dei testi sono rivolti ad un unico interlocutore come fossero lettere ad un lettore immaginario. La vena poetica di “Cari miei” si rivela anche nella ricorrenza dei colori, a metà tra metafora e suggestione, poesia e cura dei dettagli: il “Bordeaux” come segno di regalità, il piano blu, “celestiale” del “Condominio”, l'eccentrico rosa shocking del “Fannullone”, e ancora le foto a colori e il trattore blu di “Testa d'aglio” o la stufa nera delle “Scarpe dell'orco”. La grazia di questi piccoli gioielli si esprime anche sul piano più strettamente musicale: anche qui sono le storie a fornire la struttura portante (evidente in “Testa d'aglio”), sottraendo le canzoni all'impostazione tradizionale di strofa-ritornello. Le composizioni sono caratterizzate sonoramente da strumenti inconsueti (il microkorg, ma anche tanti mandolini, violini, flicorni) e strani campionamenti (brani di musica classica mandati al contrario, sedie che sbattono, lo squillo del telefono). Vi è, inoltre, una forte intenzione di esplorare nuove ritmiche: queste sono nate tutte in forma elettronica e poi sono state risuonate in studio. La freschezza, l'immediatezza dei pezzi è dovuta anche all'intenso lavoro di pre-produzione, buona parte del quale è interamente ripreso nella produzione finale del disco.