PHILIP CORNER  "Extreemizmsm - Early & late"
   (2018 )

Non ha bisogno di presentazioni Philip Lionel Corner, musicista, improvvisatore e teorico del suono classe 1933 che ha da poco messo la firma su “Extreemizmsm – Early & Late” (appena uscito per Unseen Worlds Records), una raccolta di composizioni scritte e registrate in parte nel 1958 e in parte nel biennio 2015-2016 con Silvia Tarozzi (violino), Deborah Walker (violoncello), Rhodri Davies (arpa). I brani sono nove, ma alcuni di essi compongono, in realtà, un’unica traccia. È il caso di una delle due composizioni risalenti al 1958, ovvero “Two Part Monologue”, che nel disco è tripartita: se la prima è dominata dal violino, nella seconda il ruolo centrale spetta al piano, mentre nella terza, più scarna ma pure un po’ più sperimentale, svetta il violoncello. Il disco si apre con la breve “Wholy Trinitye, a duality of duos”, con il violino a descrivere trame lineari e improvvisi stop durante i quali interviene il violoncello, e prosegue con “2 Extreemizms”, che si increspa nel finale con suoni distorti e destrutturati dopo una prima fase estremamente minimale. Dopo le succitate composizioni del 1958, viene proposta la seconda parte di “Wholy Trinitye, a duality ov duos”, che quasi si esaurisce in sei secondi: il resto del brano, infatti, scivola su feedback ed effetti. È in “Finale – Violin, Cello, Piano” (1958) che i tre strumenti tornano a intrecciarsi e a disegnare percorsi imprevedibili e improvvisati. L’anima più sperimentale, invece, viene fuori nelle ultime due parti di “Wholy Trinitye”, ovvero “For A Free-Togethering” e “Another Duet, Just-One” che suggellano un lavoro tanto complesso quanto affascinante, capace di legare due epoche musicali sideralmente distanti attraverso il genio creativo di Philip Corner. (Piergiuseppe Lippolis)