IMMANUEL CASTO  "L'età del consenso"
   (2018 )

Più che età del consenso, si tratta dell'età della maturità, per il Casto Divo, a ormai più di un decennio da quando il suo nome uscì dal totale underground per diventare qualcosa di più conosciuto e, nel bene o nel male, discusso. Già da un po' di anni passato ad una distribuzione discografica meno carbonara, "L'età del consenso" è il sunto di quanto fatto finora, ovvero, se si può dire così, una specie di canonico greatest hits. Restando nel limbo di chi, forse, non sa ancora bene da che parte andare. Perchè già negli ultimi tempi la carica paradossale del sesso e delle volgarità – gratuite per i benpensanti, assolutamente eccellenti per chi ne aveva capito il senso – si era un pochino addolcita, cercando una comunicazione che fosse più di critica verso la moralità eccetera. Tradotto, voler essere visto come qualcosa di un po' meno blando che il "divo del porn groove". Giusto, sbagliato, vattelappesca, d'altra parte il "ti sei venduto" è stato appioppato perfino a Bob Dylan duemila anni fa, figuratevi se non può capitare anche con il Casto. Questione di punti di vista, e comunque questa raccolta racconta quello che è stato, più nel bene che nel male, sapendo che non convincerà chi lo disprezza, e sapendo anche che il far pensare non è così semplice come il far sbalordire. L'unico peccato è qualche censura sparsa qua e là, qualche parola modificata nei brani che vengono proposti in nuove versioni ("50 bocca 100 amore", dove il protagonista non vende più il suo lato B, ma improbabili gattini) che stona, dato che poi altrove non è che ci si sia dati a testi sanremesi. Insomma: se è piaciuto continuerà a piacere, se non è piaciuto non inizierà certo da qua. Anche se, prima o poi, un album di inediti vero e proprio ce lo aspettiamo, o forse le tante iniziative collaterali lo stanno spostando dalla musica? (Enrico Faggiano)