THE ROLLING STONES  "The Rolling Stones"
   (1964 )

La prima cosa da dire su questo disco... non c'entra niente con questo disco. So che sembra una palese contraddizione ma è proprio così. Ed è che nessuno, né i componenti della band né qualsiasi fan o critico musicale, proprio nessuno allora intuì ciò che sarebbero divenuti i Rolling Stones.

Ed è strano: perché, a ben vedere, in queste 12 canzoni, pur abbozzati, c'erano già tutti gli stilemi delle Pietre Rotolanti. C'era già tutto ciò che, nei 50 anni seguenti, avrebbe letteralmente rivoluzionato il rock'n'roll e, più in generale, l'intera storia della musica. Eppure allora nessuno, davvero nessuno, intuì appieno cosa aveva di fronte. Intuì cosa avrebbe portato l'arrivo di questi ragazzi sulle scene britanniche e su quelle mondiali.

Allora questo disco (che negli States uscì con il sottotitolo "England's Newest Hit Makers") andò abbastanza bene, come vendite e come successo, di pubblico ed anche di critica, ma come tanti altri. Tanti altri di tanti gruppi e personaggi che, però, a breve scomparirono, o diminuirono velocemente il proprio ascendente sulle folle. Comunque tutti questi "altri", compresi i più grandi, non ebbero nemmeno lontanamente la carriera e, soprattutto, il pazzesco impatto nella storia delle 7 note che hanno avuto gli Stones. Che è stato ed è assolutamente imprescindibile, anche al di là dell'incredibile mole di dischi venduti (oltre 250 milioni, secondo le più recenti stime).

All'epoca di questo primo album, che era stato anticipato da due singoli e da un e.p., Mick Jagger e Keith Richards avevano solo 21 anni, Brian Jones 22, Charlie Watts 23, mentre il "matusa" della band era Bill Wyman con 28 primavere. Nonostante il combo fosse in vita da appena un paio d'anni, erano già avvenuti diversi terremoti, legati soprattutto alla figura del batterista: inizialmente le pelli erano state affidate a Mick Avory, presto sostituito da Tony Chapman prima e da Carlo Little poi, per arrivare al "definitivo" Charlie Watts.

Inoltre, il gruppo non era ancora ben indirizzato come scelte musicali: senza troppa fiducia nei propri mezzi come autori, le Pietre Rotolanti scelsero per questo esordio ben 9 cover, affiancate da un solo brano appartenente alla storica firma Jagger/Richards (''Tell Me'', una ballata semiacustica successivamente coverizzata dall'Equipe 84 con il titolo ''Quel che ti ho dato'') e da due episodi scritti dall'intera band, anche se ascritti come autore a tale "Nanker Phelge", che in realtà era lo pseudonimo adoperato dal 1963 al 1965 per le canzoni scritte in gruppo (Nanker Phelge era un amico che condivise la casa con Mick, Brian e Keith dal 1962 al 1965).

La scelta di affidare quasi interamente a cover i brani del primo album non fu però una casualità: all'esordio live i Rolling Stones si cimentavano infatti solo in rivisitazioni di brani del repertorio americano di rock & roll, blues e rhythm'n'blues, specialmente di Buddy Holly, Willie Dixon, Chuck Berry, ma anche di Lennon/McCartney (soprattutto ''I Wanna Be Your Man'', quasi sempre eseguita durante le prime esibizioni del gruppo). Nel disco trovano così posto standard come ''I Just Want to Make Love to You'' (storico blues scritto da Willie Dixon e inizialmente registrato da Muddy Waters nel 1954 con il titolo ''Just Make Love to Me''), ''Walking the dog'' di Rufus Thomas, ''Honest I do'' di Jimmy Reed e ''Carol'' di Chuck Berry: in pratica la storia del rock & roll, del blues e del rhythm'n'blues a stelle e strisce. Ecco quindi perché, all'epoca, non fu possibile scorgere in quella che, all'atto pratico, altro non era che una cover band, ciò che invece è divenuta successivamente.

Ma la passione, lo stile della band, e soprattutto l'immagine dei "brutti, sporchi e cattivi" (soprattutto se contrapposti ai più rassicuranti Beatles) erano già là. Tutti là. A preparare lo scenario per il più grande terremoto della storia della musica. Quello che avrebbero apportato i futuri Rolling Stones. Senza i quali nulla del successivo rock, dagli anni '60 fino ai giorni nostri, sarebbe mai esistito. (Andrea Rossi)