OLIVER COATES  "Shelley's on Zenn-La"
   (2018 )

Quello di Oliver Coates è certamente uno dei nomi più interessanti nel campo dell'elettronica sperimentale di questo periodo storico. Già reduce da due buonissimi album, Oliver Coates è tornato da poco con “Shelley’s On Zenn-La” (uscito per RVNG Intl.), con l'obiettivo dichiarato di omaggiare la cosiddetta UK Rave degli albori. Il titolo colloca idealmente la storica Shelley's Laserdome di Stoke-On-Trent, cuore della cultura e della musica rave inglese a cavallo fra gli anni ottanta e novanta, sul pianeta Zenn-La, direttamente dall'immaginario Marvel. Nel disco vive un vero e proprio caleidoscopio di suoni, fra mera elettronica e velleità danzerecce, indissolubilmente legate ai caratteristici beat orientaleggianti ed a un violoncello che appare negli interstizi fra sintetizzatori, drum machine ed effettistica, che viene destrutturato e a tratti reso irriconoscibile, ma che in realtà funge da collante fra diversi elementi e solo raramente domina la scena (“Cello Renoise”). I passaggi più ispirati sono anche quelli più lunghi (“Charlev”, “Perfect Apple With Silver Mark”), perché più portati a sintetizzare le grandi capacità espressive e compositive del violoncellista e produttore che ha collaborato, fra gli altri, coi Radiohead. Ma l'eterogeneità è la forza di “Shelley's On Zenn-La” e il livello non è certo più basso durante i sogni allucinati di “Norrin Radd Dreaming”, la braindance di “Faraday Movement” o i substrati mediorientali di “A Church”. In bilico fra Aphex Twin, mera sperimentazione, pulsioni EDM e richiami etnici, la forza di Oliver Coates sta nel continuare a somigliare solo e soltanto a sé stesso, e “Shelley’s On Zenn-La” è l'ennesima originalissima prova tangibile del talento dell'artista. (Piergiuseppe Lippolis)