MEROPE "Naktės"
(2018 )
Lo sterminato universo del folklore presenta lande ancora poco esplorate. Una di queste è la Lituania, dalla quale proviene la voce di Indré Jurgeleviciuté, che si cimenta in melodie popolari accostate a temi originali, assieme al suo trio Merope, formato da lei che canta e suona il kanklés, il belga Bert Cools alla chitarra e all'elettronica, ed il francese Jean Christophe Bonnafous al bansuri. Come si può intuire, si tratta di un trio che nasce world music per vocazione. E se il kanklés di Indré è un tipico cordofono lituano, che sentiamo trillare brillantemente in brani come "Rototo", il bansuri di Jean Christophe invece è un flauto traverso indiano, spesso prevaricante in questi pezzi, come "Gainau" e particolarmente in "Sniegas", dove mantiene note lunghe e lente. La ricerca sonora è legata ai collegamenti fra uomo e natura, l'approccio dunque è meditativo, ma lontano dai cliché della new age. Indré canta in maniera eterea, come fosse in preghiera. L'elettronica arriva in maniera tenue e onirica, come in "Seng Ge", dove accanto agli strumenti tradizionali avvertiamo suoni di brass levigati, un piano elettrico elaborato come quello di "Kid A" dei Radiohead (solo per capirci a proposito del timbro) e suoni square che si lasciano respirare come ossigeno. Spesso i tempi sono larghi, ma quand'anche viene aperto un ritmo leggermente più sostenuto, come in "Sniegas", la consistenza resta quella del lino. In "Arklys" ci raggiungono anche dei grilli in sottofondo. Questo perché l'album che stiamo snocciolando si intitola "Naktės" (appena uscito per Granvat Gran16 Records), vale a dire "notti", ed ogni brano rimanda al clima notturno. Anche le registrazioni sono state effettuate tutte nelle ore piccole, per importare quelle ispirazioni ed energie che solo il buio sa regalare. L'elettronica in "Mirra" ci presenta un rapido impulso, un clic in sedicesimi che ipnotizza, assieme a elementi minimali d'arrangiamento, ed anche la voce si fa pura espressione, tramite vocalizzi stretti ed intensi. E dopo una tale ipnosi, la titletrack "Naktės" ci risveglia delicatamente con un altra melodia cantata in lituano, inseguita dal bansuri quasi all'unisono. La seconda parte del brano affonda in lunghi pad sintetici, e potremmo usare la traduzione letterale di pad: cuscini, in quanto è relax totale. E "Li" ci dona gli ultimi pattern melodici di kanklés, affiancati dal bansuri e da liquidi arpeggi di chitarra. E dalle tre di notte dell'anima, per ora è tutto; buonanotte da Vilnius. (Gilberto Ongaro)