TWENTY FOUR HOURS  "Adrian"
   (2018 )

Manca ormai poco alla pubblicazione, prevista per ottobre, di ''Close – Lamb – White - Walls'', il nuovo doppio album della storica band psycho-progressive italiana Twenty Four Hours. Nell’attesa il gruppo ha comunque deciso di fornire ai propri fan un assaggio dell'ultima fatica, facendo uscire il primo singolo, supportato anche da un curato videoclip. Il pezzo, dal titolo ''Adrian'', è dedicato alla figura di Adrian Borland, leader scomparso dei Sound e uno dei principali ispiratori del movimento post-punk britannico degli anni ’80. Il testo, per stessa ammissione del gruppo, contiene riferimenti anche ad altri artisti musicali precocemente scomparsi e si avvale di raffinate citazioni prese da canzoni di storici gruppi che hanno fornito una forte influenza sui lavori della band,come per esempio i Metallica e i Pink Floyd. È il suono malinconico del Mellotron di beatlesiana memoria ad introdurci nell’atmosfera delicata e fluttuante della prima parte del brano, a cui, dopo l’ingresso della voce intenta a creare articolate melodie, risponde un riverberato arpeggio di chitarra che sfocia in un assolo dagli echi floydiani. Dopo i primi tre minuti la band decide di cambiare registro e di virare verso sonorità decisamente new wave e post-punk dai toni più cupi che, come spiega Paolo Lippe, cantante e tastierista del gruppo, si avvicinano maggiormente al sound dei Cure, facendo emergere anche nel cantato quella parte buia e fragile dell’interiorità. La conclusione è affidata nuovamente alle atmosfere che avevano caratterizzato l’inizio del pezzo, in modo da concludere in maniera ciclica un viaggio della durata di 6 minuti capace di farci provare le più svariate emozioni. I Twenty Four Hours si muovono perfettamente all’interno del genere del progressive rock, cercando di essere da un lato fedeli alla tradizione che tante importantissime band italiane hanno contribuito a creare, ma non disdegnando allo stesso tempo contaminazioni, magari tecnicamente meno “alte” ma più intime e dirette, come quelle del post-punk, creando così un suono originale che pur con svariate influenze non si limita di certo al semplice citazionismo. (Andrea Ravasi)