LECHUCK  "Dovresti farlo adesso"
   (2018 )

Sotto la Mole Antonelliana fomenta un bel giro di bands, capaci di venire allo scoperto con una preparazione che lascia attoniti. Sotto mano, ho il caso dei Lechuck, trio d’amici che mettono in bella vista un fior fiore di sinergia complementare con, di base, 3 strumenti: solo 3 e poco altro, generando un ricettario di alt-rock, wave e shoegaze di grande risalto, lasciando l’irruenza che fu dei Sdeghede (primo nome adottato e poi evoluto in Lechuck). Le sonorità sono espresse, volutamente, in analogico e questo loro inchiodare ciò che la modernità cerca di rottamare, li rende coraggiosamente eroici. Le otto tracce di “Dovresti farlo adesso” sono speleologicamente introspettive, sicuramente ermetiche, con un forte richiamo al dialogo a due, di contesti vissuti, tentando di volturarli in simboli descrittivi, come se lembi di corpo siano lì a definire l’insieme, non risolutivo ma emblematico. L’inizio è palesemente oscuro ed imbronciato con “Colpa”, farcito di voci sottomesse dietro tappeti di dark-rock, in cui le chitarre s’incrociano in un tourbillon frenetico. Scatta una “Molla” più saltellante e meno ombrosa ma senza smarrire quell’identità ossessiva che caratterizza il triumvirato torinese. Con l’anima rivolta alla new-wave, si snoda ora “Il Tubo”, a simboleggiare il condotto intasato di coppia e vomitato con lucida follia. Bravi anche a sputare rabbia per la diffusa distorsione delle notizie con una ricorrente “Truffa semantica”, rea di taroccare la realtà come un rullo compressore. Tematiche forti, corrosive, vibrate e madide di incertezza, tipiche della fragilità umana ma con un preciso intento: salvaguardare la propria introspezione e salvarla dagli attacchi della vacuità e del provvisorio. Lo psych-rock di “Mattonella” è marcatamente ipnotico , come cadere in un claustrofobico cilindro ed impazzire in un’orbita di voci sottomesse. Quanta diversità elargita! Che grande forza! E che “Carogna” è questo trio! All’inizio, l’oscurantismo trascina alla tavola degli Editors che desinano con gli Afghan Whigs e Soviet Soviet ma, come sempre, il desiderio di individualità stilistica prende, felicemente, il sopravvento. Lo “Stilema” che trasuda è ancora quello della wave più acida e implorante, col risultato che ne beneficia l’aerobicità del brano. Tutto s’appiccica con “Colla vinilica”: finale stralunato e meraviglioso con un cambio strumentale shoegaze che fa accapponare la pelle anche all’oca più vecchia. Ora che vi siete approcciati ai Lechuck, ed avendo constatato quanto sia emozionale e penetrante questo disco, “Dovresti farlo adesso”: comprarlo. (Max Casali)