HELLUCINATION  "Multiverse"
   (2018 )

La scena death di Roma è florida. Tra i nomi presenti, oggi affrontiamo gli Hellucination, formatisi nel 2010, che dopo l'Ep "Ruins" del 2013 e l'album "Katabasis" del 2015, giungono al loro secondo Lp, "Multiverse". Il loro groove/melodic death metal contiene diverse sorprese in questo lavoro, tra le quali un pezzo in francese ("Le serment des chasseurs") e uno in italiano, col titolo in latino, "Do ut des" che parla di fuga da una stretta realtà: "Non c'è un cazzo da fare, più niente da salvare". Rilevante anche l'aspetto politico ribelle, già visto per il videoclip di un brano del precedente Lp, dal significativo titolo "Silenced", che riporta spezzoni dalle vicende del G8, focalizzati sulle cariche della polizia. L'intenzione attiva torna anche qui sintetizzata nell'incipit di "Iron sky", sublimata in una iconica (e un po' inflazionata) sirena d'allarme. La voce principalmente growl vira anche nello scream. Questo pezzo viene ironicamente concluso da un estratto di "I don't want to set the world on fire" dei The Ink Spots, e non è la sola sorpresa. Il finale di "Beyond the walls" traduce gli ultimi due accordi del riff in suoni da colonna sonora d'azione, con orchestra e coro. Sorprende anche il pezzo di chiusura, "Sayta Yuga", in cui chitarra pulita e percussioni da soundtrack avvolgono una voce che parla con l'effetto telefono (o megafono se preferite), invocando per l'appunto l'era sayta yuga, che nell'induismo corrisponde all'età dell'oro, un'era nella quale l'uomo è in perfetta armonia col divino, ha piena consapevolezza e conosce la Verità. Fa pensare a una sorta di Eden perduto, ma senz'altro qui il riferimento è filosofico più che religioso, per essere coerente col pezzo "Overhumanist", esaltazione dell'umanesimo, in contrapposizione alla superstizione. Qui infatti si parla di una nuova alba, rossa come il sangue degli dei morti, un tema caro a tutti i metalhead da sempre: l'affermazione dell'Uomo su Dio. "Open sea, edge of infinite possibilities (...) no life beyond the grave". Altro riferimento che sintetizza l'aspetto filosofico - spirituale con quello attivista - antisistema, è "There is no spoon", citazione alla famosa scena di Matrix del cucchiaio piegato con la mente. Il brano però più esplosivo è senz'altro "Woe is me", che valorizza la propria potenza distorta con una voce che inizia parlando pulito per poi salire subito alla carica. Controtempi tra batteria e chitarra come nella già citata "Le serment des chasseurs" e ritmi sincopati come in "Calculating apocalypse" sono gli elementi caratterizzanti dello stile degli Hellucination, che non deluderanno le aspettative dei metallari più colti. (Gilberto Ongaro)