PIERO PELU'  "Soggetti smarriti"
   (2004 )

E’ difficile parlare del presente di Piero Pelù senza ricordare, prima, ciò che è stato. Dioscuro del dark rock dei primi anni ‘80, sciamano invasato di mescalina e poesia alla fine di quel decennio, rockstar diabolica e politico erocktico nei ’90 e poi ancora cantastorie attorno a un fuoco zingaro e indomabile toro loco in fuga dal recinto. Giunto al terzo lavoro solista, Piero pare voler dismettere tutte le maschere per provare a recitare la parte più difficile: sé stesso. E il disco che ne deriva suona come una profonda introspezione in cui la sua voce baritonale pare raccontare le passioni più intime di un uomo. Il tono è spesso sussurrato, quasi a voler confidare sentimenti semplici e raramente banali, come la melodia acustica della title track in apertura. Prevalgono atmosfere ricche di suggestioni esotiche, come l’abbraccio del soul latino di “Prendimi Così”, ma non mancano impeti di ribellione quando Piero risveglia lo spirito che risiede sotto la sua pelle in “Vivo”, richiamando alla memoria “Ritmo #2”. Il ricordo dei Litfiba infiamma anche “Anima Animale”, in cui il vecchio cangaceiro torna a danzare con gli stivali sulla sabbia rovente del sertão. E se la bruttezza di “Soddisfazioni” candida già il pezzo a possibile singolo per l’estate (c’è il ritornello giusto per farne un insopportabile remix-tormentone), il finale riappacifica Piero con il suo passato. “Re Del Silenzio”, reinterpretata a 17 anni di distanza da '17 Re' non perde il suo fascino oscuro e la conclusiva “Anche A Piedi”, composta ed eseguita con Gianni Marroccolo e accarezzata dall’organetto di Riccardo Tesi, è indubbiamente la canzone più bella del disco. Il cerchio si chiude, simbolicamente, con la fine dell’ultima traccia che combacia con l’inizio della prima. E nonostante l’approssimazione di certi testi appaia spesso come un deterrente per il riascolto, il disco si conclude con un’idea di finitezza che mancava alle sue opere precedenti. Un uomo (e un artista) ritrovato tra soggetti smarriti. (Dado Minervini)