THE BOYLERS  "Tropic of dancer"
   (2018 )

La nebbia di Adria, paese della provincia di Rovigo, nasconde un fermento di caldaie contro l'umidità: sono The Boylers, band schietta che fa un puro e irresistibile rock and roll, che non lascia stare fermi. La direzione ballo è esplicitata anche dal titolo del loro album d'esordio "Tropic of dancer", uscito per la Go Down Records. 8 canzoni brevi e scatenate, che coinvolgono da subito. "Easy to live" è un punk indirizzato verso il surf, mentre "Fast fuck" è uno strafottente rock and roll, che diventa hard à la Led Zeppelin in "Soul medicine". E se non vi sta bene vi rispondono nel pezzo seguente, dal titolo ridanciano "Remember to forget": "If you don't like the music we play, it's ok, call the DJ!". I successivi "M.P." e "Not your reality" sono un pelino più strutturati; la prima in particolare fa apprezzare strane sequenze armoniche, con accordi diminuiti e giochi di basso esatonali, cose inaspettate all'interno di un disco consacrato generalmente alla semplicità. Ma queste finezze non scalfiscono il lato allegro della band, anzi gasano di più l'ascoltatore. La voce passa dal cantato a versi divertiti ed a urla potenti. La seconda traccia è un incazzato rifiuto della triste realtà e di chi prova anche a sbattertela in faccia quando cerchi di distrarti un attimo: "Everytime I lose my mind, stupid people trying to find a fucking reason to disturb me!". Il punk diventa pulp con "Western people", con un testo che nell'entusiasmo della musica riflette sugli occidentali e sulla loro "civilizzazione", cantata tra un Y-HA da cowboy e un bending di chitarra tipicamente americano. Termina la corsa il brano ancora più rapido "Will you come out", un punk rock birraiolo urlatissimo con un ponte che dimezza il tempo per poi tonare col ritornello gridato. "Tropic of dancer" è un buon biglietto da visita per una band che esiste già da 9 anni (dal 2009) e che assicura una grande energia dal vivo, nei migliori pub veneti (e non)! (Gilberto Ongaro)