MADONNA "True blue"
(1986 )
Cosa fa chiunque ha successo ma rischia di essere limitato in una fascia di teenagers usa e getta? Semplice: cerca di dimostrare una maturazione, di non essere fermo ad un clichè o ad un semplice fermo immagine. Magari anche i Sigue Sigue Sputnik, se avessero subito cambiato le creste da cacatua, sarebbero ancora tra noi. Lei invece lo capì subito, con grande disperazione delle sue fans, che avevano speso un patrimonio in crocifissi e pizzi per imitarla: dal 1986 in avanti, infatti, Madonna avrebbe aggiornato il suo look in modo centrifugante, per non restare mai indietro con i tempi, e sempre avanti con le mode. Si parte da “Live to tell”, il cui video la vede con capello boccolato e mise da missionaria pentita. Per andare all’immagine da ragazza sbarazzina e ribelle, ma che chiede al babbo il perdono per essersi fatta ingravidare senza regolare anello al dito, e siamo a “Papa don’t preach”. Poi su macchina anni ’60 e gruppettino di amiche in perfetto Happy Days style, magari con la speranza che la lotteria del maschietto non portasse a Potsie, per la titletrack. In seguito, vamp sadomaso che allupa un bambino guardone ballando in pelle e calze a rete attorno ad una sedia, allupata anch’essa, per “Open your heart”. Infine, eccoci alla Maddalena pentita che chiede ad una qualche divinità latina il permesso per andare a ballare in strada “La isla bonita” accanto ad un mulattone (con la M, mi raccomando!) treccioluto. In tutto l’album, di cui ogni traccia venne usata per singoli o lati B, c’era entusiasmo pop e lentoni ove provare che la voce non era più sempre e solo quella di “Lucky star”. Ma, visto come andavano le cose all’epoca, avesse anche inciso la lettura delle previsioni del tempo, la gente avrebbe comprato ugualmente. (Enrico Faggiano)