BRAVI TUTTI  "La ruota della sfortuna"
   (2017 )

Tira aria di baldoria in “La ruota della sfortuna”, che gira in casa dei piacentini Bravi Tutti. Han concepito il secondo album con lo sberleffo e l’ironia di chi vuole fustigare, col sorriso perenne, le vicende e i costumi del sociale, per non far pesare troppo i già zavorranti problemi che bloccano le anime. Va bene la voglia di divertirsi, e ci sta pure che la vita vada presa con l’esorcismo ludico ma, a dir la verità, la proposta non brilla di modernità, se non per le graffianti tematiche che furono di Punkreas e Derozer. Però, per chi bazzica ancora nell’affollato panorama punk-rock, ascoltare questo lavoro non è proprio una mezz'oretta gettata al vento, se la si approccia nel giusto modo senza fantasticare su troppe pretese. Ci sta a genio per ritagliarsi angolature d’evasione, come antidoto per distanziare ricorrenti lune storte e alzate dal letto col piede sinistro. Gli argomenti non sono di certo frivoli e vacui: dal razzismo di “Daniele”, al mondo dei combi “Festa del Pd”, che vivono una serie di peripezie pur di esserci in qualche modo a far sentire la propria presenza in radio e sui palchi. L’apice tematico è raggiunto con “Leone da tastiera”, ed io ringrazio di cuore i Bravi Tutti perché, se non ci avessero pensato loro a mettere in ridicola berlina i fanatici del web, con quel loro smodato e irrefrenabile protagonismo ostensorio, avrei invitato qualcun altro a farlo. Il sound dell’album è piuttosto omogeneo e lineare, con chitarre abrasive, coretti muscolosi, chiacchiericci, batteria incalzante e distorsioni dialogative. Fanno eccezione: “Roberto”, per l’allegrotto ska con tanto di annuncio di Oscar hollywoodiano nell’intro, e “Frankie ha l’nrg”, per l’evidente scalata di marcia, col basso marcato e riempitivo di narrazioni meno invasive. Tutto sommato, col ghigno sarcastico e beffardo, i Bravi Tutti puntano ad un paio di palesi obiettivi: divertire e ribadire, con forza e convinzione, che... “punk’s not dead”! (Max Casali)