MESS EXCESS  "From another world pt.1 "
   (2017 )

"Nowadays a handful of freemasons controls everything we call power. There's no president, no state, no army that they do not control". Accompagnata da un pianoforte, la voce femminile ci introduce così al concept album "From another world pt.1" dei Mess Excess, all'inizio del primo pezzo ad alta tensione "Amazing Dystopia". Un manipolo di cattivoni illuminati ci controlla in ogni aspetto delle nostre vite, come da tradizione letteraria orwelliana. E il prog metal ben si presta a rappresentare quest'ambientazione angosciante, con uno story-telling appassionante. In questa prima incisiva canzone, dall'intenzione gotica, la voce si staglia drammatica su un muro sonoro che poi si trasforma cambiando velocità e lasciando spazio a ottave ribattute di pianoforte, un assolo flemmatico di synth che poi passa la staffetta alla chitarra. Il ritornello torna alla fine a ricordarci l'allarme: "Amazind dystopia they are preparing for us". Il secondo capitolo "Brainstorm" è uno strumentale in 7/8 con basso sincopato che gioca sui cromatismi di semitono. Ci sono giochi sugli accenti spostati à la Dream Theater, ma le armonie diminuite scelte ricordano a tratti i Muse, che sebbene non siano né metal né prog (ma con tendenza proggy), hanno in comune con i nostri questa tensione "contro i poteri forti". Lo strumentale finisce con dei suoni di tastiera registrati in mono, e sembrano scimmiottare una sigla televisiva. Difatti in seguito la cantante parla come una telegiornalista enunciando le "Mess Excess News", riportando fatti di cronaca nera che coinvolgono i protagonisti della storia raccontata: pare che sia stato ucciso un uomo presunto terrorista; ma chi ascolta le notizie è Yuri Pavlov, insegnante americano di origini russe, e quell'uomo era un suo amico di università. Da qui iniziano tante riflessioni su chi siano davvero quei terroristi, cosa vogliano, da chi siano realmente manovrati, perché fosse coinvolto il suo amico e se sia in pericolo anche il buon nome del suo Paese. "Why the fuck they're saying he is a terrorist?": domanda cantata nel refrain del terzo capitolo "In loving memory", brano più aggressivo introdotto da un monster riff, arricchito da un suono solista di sintetizzatore leggermente detuned, come quello del mitico Jean Michel Jarre per il suo "Magnetic Fields (part.2)". La chitarra solista invece esegue melodie sopra continue progressioni armoniche. La batteria nei fill fa sentire le percussioni tipiche di Mike Portnoy nei già nominati Dream Theater. Il pezzo termina con il funerale, con tanto di prete che dà la benedizione. "Mesmerize you" prosegue nella ricerca della verità: nel testo si sente "Follow me to know", tra riff pesanti di chitarra e arpeggi ipnotizzanti di pianoforte. La voce raggiunge l'intensità del brano di apertura, sostenuta anche dalla corista che non è da meno. A un certo punto ritorna la parte che gioca sui cromatismi come in "Brainstorm", che interrompe anche questo quarto capitolo, dove una voce narrante ci interroga: "Why should you think something is not right?". Quinta fase: "Deranged" presenta un palm muting fiammante quasi da pogo, che cede momentaneamente il posto ad una malinconia da Steven Wilson, per poi tornare di corsa. I refrain presentano degli staccati saltellanti tali che per un attimo sembra di ascoltare i Genesis con la distorsione moderna. Ci sono suoni d'annata che si mescolano con sound più recenti e questa commistione crea un'identità particolare. Il pezzo termina con sirene della polizia ed un dialogo preoccupato tra uomo e donna che sembra scritto da Tarantino. L'epilogo si chiama "Glimpse of hope", una supplica: "Please leave me alone, let me live a glimpse of hope", e la musica è un maestoso efficace che nella seconda metà si trasforma in uno speranzoso 11/8 con semiscale di pianoforte, che trasforma la supplica in un brano positivo e ottimista, con tanto di cori che sembrano quasi da stadio. La conclusione vera e propria della traccia è lasciata ad un cellulare che squilla e vibra, al quale non si risponde. Siamo lasciati ad attendere con entusiasmo la "pt.2" di questo album, che denota una certa tendenza alla grandiosità com'è usuale nelle prog band, e delle interessanti scelte compositive tra parti strumentali "di struttura" e momenti finali di ambientazioni teatrali che giustificano questa imponenza. (Gilberto Ongaro)