ENNIO REGA "Terra sporca"
(2017 )
Sullo sfondo la tematica sociale, in dissolvenza la vita e, in primo piano, la denuncia. Gira cosi “Terra sporca”, il sesto disco di Ennio Rega, salernitano (d'origine, in quanto trapiantato a Roma da bambino) coraggioso e senza peli sulla lingua. Si avverte l’urgenza di spiattellarti vicende e meccanismi sociali che non gli garbano, abolendo (quasi) totalmente le intro delle 15 tracce. Quindi, racconti senza moine: la rabbia deve arrivare subito al nocciolo del discorso. Inutile suonare tanto all’inizio: per quello c’è tempo dopo. Fanno eccezione i… lunghi inizi da 15 secondi di “Il quaderno di Angiolina”, invettiva contro la perdita del lavoro e donne forgianti d’anime, e la title –track, in cui i flauti saltellanti commentano una galoppata politicizzata contro l’abuso del potere spudorato, simbolo di come impersoni l’uomo d’oggi. A far gli onori di rappresentanza è il singolo “Sgacio”, gaio epinicio folk atto a sostenere il ricorso all’essenzialità ed a conservare uno spirito combattivo, libero e scevro da catene. “Ballata di zecche e pidocchi” ti coinvolge in strampalati fraseggi, come se Elio delle Storie Tese chiedesse in prestito la grinta interpretativa di Vecchioni per divulgare al “Meglio” la filippica contro gli errori giudiziari: tema scottante che torna anche in altri episodi (“Innocente” e “O my God look!”). In sostanza: dove porta il ghigno di Rega? All’inconfutabile intenzione di stimolare il popolo a ritrovarsi attivamente propositivo e tornare a schiumare un po’ di rabbia edificante contro le nequizie sottobanco del Palazzo. La musica di Ennio brilla per la vasta gamma offerta e per l’insolita successione ritmica: cambi di passo, strali pianistici, passaggi fiabeschi, segmenti prog e divagazioni cantautoral-crunch. In definitiva: uno story-teller originalissimo, nel quale convivono spessore e sana lunaticità, sempre più necessaria per non farsi inghiottire nelle sabbie mobili dell’ovvietà. C’impiegherà pure un quinqu(Ennio) a proporre nuove cose, ma quando lo fa sta poi a voi centellinarle per un lungo lustro, con lo stesso slow-motion di assaporare qualcosa di buono, affinchè duri a lungo. Solcare “Terra sporca” è già, di per sé, un gran bel Rega(lo) di gusto. (Max Casali)