ANDREA LORENZONI  "Mondo club"
   (2017 )

Se la speranza è verde ed il rosa è simbolo di una prospettiva positiva, di che colore sarà mai la coerenza? Nessuno l’ha ancora stabilito ma una proposta ce l’avrei: rosso-blu, colori che simboleggiano Bologna, culla di Andrea Lorenzoni, classe 1985, il quale debutta con “Mondo club”, un disco che riformula i canoni del pop con espressività, slancio e carico di contagiosa coerenza, la quale viaggia in tandem con il suo mestiere di insegnante di sostegno. Per arrivare ad elaborare la dozzina dell’opera prima, ha messo in cantiere un migliaio di giorni, supportato da bravi musicisti, amici (su tutti: Michele Postpischi degli Ofeliadorme) e l’appoggio del talent-scout Paolo Piermattei. La prima campanella suona per “Compagna con figli”, con sibili di synth stregato e pennate veloci e regolari, con buon assolo spagnoleggiante nel mezzo. Mentre ha un bell’impatto l’intro tex-mex di “Canzone”, che incornicia il canto verace di Andrea con tanto di inserti sitar e influenze orientali. Discorso diverso per “La stagione televisiva”, in cui capeggia un giro di fiati adesivi, tipici dei Saint Motel di “My Type”, per un pop vivace e mai cantilenante. Suona, invece, come una ricreazione “Bella più che puoi”, poiché qui ce la si spassa spensieratamente con un pizzico di malizia, sapendo che il refrain fischiettato ha fatto la fortuna planetaria della singer LP (“Other people”). Poi, l’artista-docente felsineo sale in cattedra, snocciolando una serie di slow-songs di comprovata bravura e mai mielose: “Pioggia” su tutte, per la densa effettistica ricavata da svisate di chitarra che creano un clima sospensivo e personalissimo. In tutto il suo esternare, c’è il bisogno urgente di proclamare l’invito globale ad impegnarsi a capire e ad immedesimarsi di più negli altri. Gli arrangiamenti sono, tendenzialmente, vellutati e raramente scontati, con il canto di Lorenzoni a stuzzicare, spesso, l’anima di Raf . Rialza la ritmica con “Una generazione” un po’ allo sbando, ma l’artista non si perde mai d’animo per ribadire il suo incrollabile ottimismo nel futuro. La conclusiva “Tu dove sei” poggia sull’interrogativo ricorrente sulla donna, quasi a rappresentare il monolite di “2001 odissea nello spazio”, cosi indecifrabile e misterioso ma simbolo di vita e foriero d’energia. In copertina, l’artista si abbottona la giacca e si appresta ad uscire per andare incontro al Mondo: un Club di miliardi d’anime, pronte a sostenere tante vuote vanità, ma incapace di ri-equilibrare emozioni ed emotività per tutelare la diversità che, per quel poco che so, è preziosa bilancia di vita, e Andrea Lorenzoni un affidabile maestro di lodevole coerenza. (Max Casali)