THOMAS ANDERS "Pures leben"
(2017 )
Nome che potrebbe dire poco a tanti, ma che per i fans di una certa musica degli anni '80 farà saltare dalla sedia. Thomas Anders, chi era costui? Era il moro dei Modern Talking, quello che nella prima fase del duo aveva come unico compito quello di cantare le liriche – rigorosamente tutte uguali – scritte dal biondino, e che nella seconda fase (fine anni '90) aveva avuto l’autorizzazione, ogni tanto, di scrivere due o tre frasi. Senza che si trattasse di Bob Dylan, comunque, sia chiaro. Una carriera da solista che non è mai realmente decollata, con album fin troppo garbati e poco incisivi per rompere il confine del revival, e di chi gli chiedeva di ricantare “You’re my heart you’re my soul” per la milionesima volta piuttosto che sentire qualcosa di nuovo. “Pures leben” non gli risolleverà la carriera, peraltro che non necessita di aiutini per arrivare a fine mese, ma almeno offre la curiosità di sentirlo cantare nella propria lingua madre, cosa che non faceva da prima di diventare famoso. Semplice pop, addirittura un brano (“Ein augenblick”) dove vengono riesumate le tastiere e i cori in falsetto dei vecchi tempi, e una gradevolezza forse superiore ad altri suoi lavori. Tradotto: non ci sono quegli atroci lenti che non piacevano nemmeno ai più fanatici amanti dei Modern Talking, si ascolta, poi il tutto resta biodegradabile e non certo bisognoso di essere riascoltato. Insomma: se amavate “Cheri cheri lady” andatelo a cercare, anche perché, appunto, il cantare in tedesco rende la cosa meno monotona di altre. Non siamo al capolavoro del secolo, ma per un’oretta di svago va bene. (Enrico Faggiano)