OTTODIX  "MicrΩmega "
   (2017 )

E’ un interessante concept album il sesto lavoro di Alessandro Zannier, alias Ottodix, dai contenuti elevati che stabiliscono un punto fermo sulla genesi della vita. Una visione prettamente scientifica, che spiega l’inizio di tutto non attraverso un Dio creatore di ciò che esiste bensì attraverso la biologia, la matematica e la fisica. Questo è l’elemento centrale di tutto il lavoro pop ed elettrosinfonico di Ottodix che, con testi non banali ma accurati ed una cultura scientifica elevata, mette in musica e fa cantare un libro di matematica. ''MicrΩmega'' si apre con “CERN” in maniera cupa e inquietante, per poi suonare melodiosa alle orecchie dell’ascoltatore. Il Logos evangelico lascia il posto alla matematica quale “divinità creatrice” e il “CERN sta sperando l’invisibile”, alla “ricerca di un universo componibile”. Si prosegue con “Elettricità”, con suoni che si discostano dal brano di apertura in un elettropop anni ’90 per dire che “siamo atomi sovraccarichi in un campo di forze mutevoli”. Gli uomini sono quindi “fibre democratiche travestite di cortesia”. Si scalda il clima con “La Risonanza”, senza cambiare il tema scientifico di fondo, passando dalle cellule ai microbi e alle molecole, che si combinano tra loro formando un ordine dal caos. In 5 minuti Ottodix spiega “Il mondo delle cose”, un mondo dominato dall’informatica, “tra milioni di file e milioni di email”, “con archivi di dati da spegnere” ed “un enciclopedia, digitale marea, consultabile senza fatica”. Un atmosfera sonora rarefatta e ammaliante lascia il posto ad un momento di stasi nel finale, mentre in “MicrΩmega boy” il ritmo si fa incalzante. Se prima il tema non era sufficientemente chiaro, adesso Ottodix dichiara con più schiettezza in prima persona “Io nato come tutti da un orgasmo, dal più microscopico organismo, solo una parentesi nel cosmo”, “condivido citazioni di Voltaire”. Intro solennemente lugubre in “Planisfera”, in cui viene chiesto con ironia all’ascoltatore di riflettere sul “paradosso di cercare punti fermi sopra ad una sfera” “mentre gira su di sè”. Un attacco contro i potenti signori della guerra che difendono la stabilità in questa palla rotonda, “in continuo mutamento con le sue forze naturali”. La terra gira non curandosi del domani, delle miserie umane e delle filosofie, in barba all’uomo che pianta bandiere definendo confini e che, per via della scientifica legge di selezione naturale, sarà destinato a sparire per fare spazio a specie più evolute. “Zodiacantus” gioca con la falsa convinzione della fiducia nello zodiaco: “il sistema solare non muove la gente”, povero uomo illuso, “mi dispiace per te… è il sistema sociale che muta la mente”. Si ritorna all’atmosfera rarefatta in “Sinfonia di una galassia”, musicalmente forse il brano più debole di tutto l’album, dove con voce e tastiere si ripete il tema della piccolezza dell’uomo rispetto alla grandezza del cosmo: una luce piccola, invisibile, tra miliardi di stelle. “MicrΩmega” si chiude con i 7 minuti di “Multiverso” (il brano più lungo di tutto il concept), riassunto di tutto ciò che è stato espresso concettualmente nei brani precedenti e musicalmente poco lineare. Il pop e l’elettronica esplodono richiamando il big bang e chiudono un disco che rappresenta non solo un modo di fare musica ma un’opera filosofica che pone delle interessanti questioni riguardanti l’origine del tutto. Condivisibile o meno, il lavoro di Ottodix si inserisce prepotentemente nel dibattito tra scienza e fede, sottolineando con un disco molto impegnato il proprio non trascurabile punto di vista. (Angelo Torre)