YEAH! MUTATION "Ri(e)voluzione"
(2017 )
Quando si parla di Opera Rock non si può non pensare ai dischi monumentali che hanno fatto la storia di questo genere. Occorre scomodare gli Who con “Tommy”? Oppure i Pink Floyd con “The Wall”? I Dream Theater con “Metropolis part II: Scene from a memory”? O ancora (per restare in casa nostra) la PFM con “Dracula Opera Rock”? Chiunque si addentri nei sentieri delle opere rock sa già che vivrà di paragoni e confronti che non lo lasceranno indenne da critiche impietose. Allora, sono forse masochisti i modenesi Yeah! Mutation, che si sono cimentati in un lavoro del genere? Sono megalomani questi 5 ragazzi guidati dalla voce di Sabella Spiga, dalla chitarra di Filippo Sgarbi, dalla batteria di Marcello Papotti, dal basso di Mattia Boldini e dalle tastiere di Marco Malavasi? Basteranno 11 tracce a imprimere il titolo di Opera Rock ad un loro disco? Ebbene, gli Yeah! Mutation non sono né masochisti né megalomani ma semplicemente grandi artisti che, seppur non inventino nulla di nuovo a livello di musica e contenuto, creano un’opera impregnata di pathos sonoro e testi di grande levatura. La storia? Anche questa non brilla forse per originalità, ma affonda le proprie radici in quel cupo ambiente orwelliano del “Grande Fratello” (nulla a che vedere con la tv spazzatura dei giorni nostri), dove il controllo della mente umana va di pari passo con quello del corpo; non solo atteggiamenti omologati ma la convinzione che questi siano giusti e gli unici possibili in un mondo dove nulla sfugge agli occhi del totalitarismo. Si può cambiare il sistema? Sì, con una ''Ri(e)voluzione'': una via tra la ribellione e un salto di qualità non solo nei comportamenti ma anche nella cultura. Allora largo ai sentimenti, alla capacità di amare come sé stessi l’altro, che poi non è per nessuna ragione diverso da noi. Nella storia raccontata dagli Yeah! Mutation questa ''Ri(e)voluzione'' è destinata a fallire ma lascia spazio alla speranza che, in un futuro non troppo lontano, il Bene possa avere la meglio sul Male. Dopo lo strumentale e struggente “Preludio” che apre il disco, ci si imbatte in una “Guerra” combattuta identificando un nemico senza conoscere le ragioni per cui esso sia tale, ma così si deve fare. “Fuoco” ovunque per attaccarsi ad una “Bandiera”: nera o rossa che sia non importa, perché porta distruzione, morte e devastazione, con la speranza propagandata di un futuro migliore. Questa è l’illusione che i regimi creano consolidando negli anni il loro potere. Si divide invece in due parti “La Verità del vincitore”, manifesto di una storia distorta, scritta a senso unico da chi detiene il potere. Poco importa se la storia la fanno le vittime perché chi la scrive sono sempre i carnefici. “Oltre le stelle” è la scoperta di essere sé stessi, con il coraggio di provare amore sfidando la logica dominante, ma è solo un tentativo che finisce all’“Alba”, quando il regime scopre la tentata ''Ri(e)voluzione'' che alberga nel cuore dell’uomo. “Attimo di follia” è la confessione di quella voglia di libertà di amare e di pensare, quella libertà di essere sé stessi in un luogo e in un tempo dove essere sé stessi conduce alla morte. L’opera Rock si chiude con la title track, che rimanda al “Preludio” iniziale ma è cantata con strazio, rabbia e disperazione, senza però chiudere le porte alla speranza. Una sfiducia amara verso il potere ma, allo stesso tempo, una fiducia che si ripone verso l’uomo, che se solo lo volesse sarebbe in grado di sperimentare la gioia di una vera “Ri(e)voluzione”. Questa è la grandezza del lavoro creato dagli Yeah! Mutation. (Angelo Torre)