XIU XIU  "Forget"
   (2017 )

Nuovo lavoro (ed è il dodicesimo album in studio) per gli statunitensi Xiu Xiu, band californiana dominata dalle intuizioni del leader Jamie Stewart, che con questo “Forget” sforna una delle cose più interessanti del 2017. La premessa di questa recensione è assolutamente personale. Allorquando mi reco dal mio spacciatore locale (ndr - Dabliu di Roberto Mocca, Alessandria) e mi si sventola sotto il naso il sopraccitato titolo, non posso non pensare (malfidente che sono) ad un gioco commerciale atto vendere un disco in più: ''Questo ti piace di sicuro! E ricorda anche un po’ i Cure!'' (me lo dice sempre, dannato di un venditore!). E poi, tornato a casa, rimango colpito. Ma tanto. E perché? Gli Xiu Xiu sono attivi dai primi 2000 ponendo in essere un pop rock di matrice wave, assolutamente sperimentale che ama flirtare con l’elettronica. Il “Forget” di questa recensione non dipinge una band appagata o che, dopo tre lustri, inizia a copiare sé stessa, ma è il ritratto di un gruppo a cui non frega più niente di abbellirsi per qualche titolo in più o vendite che non saranno mai astronomiche. Si alza ancora la qualità. Si parte con quel mezzo schiaffo in faccia di “The call” e, come per magia, iniziamo a muovere la testa come degli ossessi. L’apripista è già uno dei pezzi migliori del disco; la parola pop (e, si badi, mai usata da me in senso denigratorio) va stretta agli Xiu Xiu: con “The call” il gruppo vira, piuttosto, verso un post punk elettronico che mi ricorda i grandi Suicide di Alan Vega e Martin Rev, ma suonati moderni. Inutile citare pedestremente i titoli che seguono. Sarà sufficiente ribadire l’alto livello che tra i declami di Stewart e la musica degli altri strumentisti (un reggimento, leggendo il booklet!) ci accompagna per un’ora scarsa di ascolto. Parole in più per “Jenny go go” che, uscita come singolo, spinge ancora più in alto l’asticella. Ritmi frenetici, clima teso e proclami assurdi, fanno di questo pezzo, insieme a “The call” i momenti imprescindibili di “Forget”. Dall’ottava traccia, il disco sembra iniziare un lento e progressivo percorso più introspettivo e a tratti inquietante (“Forget”). Con “Petite” si cambia, ancora di più, rotta. Ora gli Xiu Xiu sembrano abbandonare il clima creato nella mezz'ora appena ascoltata azzerando quasi totalmente la musica per trasformarsi negli And Also The Trees, mentre nella conclusiva “Faith torn apart” si arriva ad una citazione che i maligni definirebbero quasi plagio. Ancora Xiu Xiu ripiegati su loro stessi, ma questa volta si pesca direttamente da uno degli album più incredibili della storia della musica: quel “Desertshore” di Nico che non smetterà mai di incantarci. Poi spazio al solo parlato di Jamie Stewart dietro ad una monocorde tastiera (?), tanto semplice quanto azzeccata conclusione. (Gianmario Mattacheo)