MALKOVIC "Malkovic ep"
(2016 )
Occorre onorare chi cerca, nel proprio cammino di vita e musicale, un caposaldo da difendere per non farlo scivolare via come acqua sui vetri e possibilmente renderlo il più duraturo possibile, ancor meglio se eterno. E’ il fermo credo dei milanesi Malkovic, trio d’indie-rock operativo da appena due anni ma già con intenti molto nitidi e propositivi. E’ palese che il loro perseguimento è ancor più duro, poiché conservare qualcosa che non muore è obiettivo arduo ma (forse) possibile. E per ogni band con la testa ragionante non deve essere facile scrollarsi quella latente sensazione del provvisorio, sapendo che lo scenario musicale brucia anime in un batter d’occhio. Con questo debutto i meneghini in questione provano a non pensarci, sfogando la loro ricerca con misurata grinta, con 4 titoli battezzati col minimo sindacale di una sola parola. Come dire, poco titolo e più fatti perché non è tempo di scherzare, e poi l’invito è: perché dovresti resistere? L’inizio è affidato a “Carlo”, brano costruito su arpeggi di chitarra malinconica con riff saltellanti e uso generosi di piatti. Invece, in “Ufo” ed in “Nucleare” (decisamente la migliore del “poker”) si odono echi di Queens of the Stone Age, ma con strutture pentagrammate tese a forgiare sentieri di distinta personalità. Ma il succo del concetto ispirativo del perenne è strizzato in “Tre”, atipica ballata poggiata su canto e controcanto pigro ed ampiamente riflessivo. Non c’è dubbio che i Malkovic dimostrino già buona lena e capacità compositive per ambire a tracciare quel tanto ricercato “non so che” che resti nel tempo sfuggevole della vita e che nessun ordigno potrà mai disgregare: riusciranno i nostri eroi? (Max Casali)