MISGA "Micamicapisci"
(2016 )
In quest’epoca, si discute sovente se sia un vantaggio o meno vivere immersi nell'era digitale e, a tal proposito, anche i pugliesi Misga avevano la voglia di dire la loro con un lavoro in equilibrio tra e.p. e album. In totale 7 pezzi ed un titolo già sufficientemente esplicativo: “Micamicapisci”, senza stacco di parole, giusto per sottolineare quanto sia difficile farsi comprendere all’istante anche con tre parole semplici. E più che altro è la mancanza di un’identità interiore che complica l’intesa nei rapporti sociali. Si tratta della title-track, dal sapore ironico e velatamente demenziale, ed è un clima che si insedia spesso tra le tracce, rendendo il lavoro godibile per freschezza ed ingenua follia. D’altronde, meglio essere “Pazzi e felici” che avviliti e seri, come recita il diktat dell'omonimo pezzo conclusivo. Siamo d’accordo, ma guai a smarrire lo spirito identificativo che la band ha trovato in questo debutto, benché ci siano alcuni dettagli da aggiustare, come la tastiera dal sound 80’s: carina se integrata sporadicamente, piuttosto anacronistica se si evidenzia troppo in più brani, come “Vuoto di memoria” e “Va cosi”. Stiamo parlando solo di piccoli gap d’inesperienza, facilmente migliorabili con l'entusiasmo e la voglia di fare di questi ragazzi. Il brano che rispecchia meglio la loro anima verde, con sfumature di viola, è l’iniziale “Dammi dammi”, brioso roots-reggae che palesa il brillante e speranzoso messaggio di non lasciarsi abbattere mai dal grigiore dei tempi e dagli scarsi sbocchi all’orizzonte: ma, in generale, di “drogarsi” di possibilità fertili e di fiducia. Il vertice del disco è raggiunto con “Fame”, dalle tinte folk-rock. Un cristallino urlo di difesa, rabbioso e invettivo, contro certi episodi di un mondo sgangherato. Il tutto luccica anche per la prestigiosa presenza di Puccia degli Après la Classe, completamente a suo agio per una intensità vocale ed emotiva che lo accomuna al brano in questione, dimostrando lodevole umiltà. Tirando le somme, ai Misga non interessa percorrere le autostrade facili del pop quanto piuttosto prediligere il viaggiare sulla più tortuosa E45 dell’underground. In aggiunta, non hanno bisogno del tom-tom per orientarsi, ma navigano a vista con giusta precauzione e lucidità, con l’intento (mai nascosto) di lasciare un sorriso a chi li ascolta: direi che ci sono riusciti. (Max Casali)