SARA PIOLANTI  "Farfalle e falene"
   (2016 )

Qualche anno fa ebbi l’opportunità di incontrare Sara Piolanti per intervistarla alla radio e mi accorsi della sua spiccata verve artistica che emergeva dalle risposte. Capivo che mi trovavo di fronte ad un personaggio dalle poliedriche possibilità, e soprattutto constatai che a Sara non piace vincere facile. Non è da tutti non accontentarsi di militare in un’apprezzata band come i Caravane De Ville e gongolarsi nella fama che la band riscuoteva all’epoca (e tutt’ora…). Lei sentiva la necessità di formare un power-trio per esprimere interamente la sua personalità in completa autonomia, e così nacquero i New Cherry. Volevo però verificare il suo estro anche sul palco, e l’occasione fu un concerto nella splendida cornice della Rocca di Scandiano, dove rimasi colpito dalla sua carismatica presenza scenica. Sara chiuse anche questa esperienza dopo un paio di e.p., ed in molti li rimpiangono. Nel frattempo si è cimentata nell’arte teatrale senza disdegnare di perdere di vista la scrittura di nuove creature musicali, senza fretta e pressioni, ed ha atteso l’occasione di incrociare la collaborazione del produttore e polistrumentista Franco Naddei, alias Francobeat, per assorbirne l’esperienza necessaria e scambiandosi i ruoli ai vari strumenti. ''Farfalle e falene'' è un lavoro di non immediata assimilazione, in quanto la profondità del messaggio di Sara è inizialmente di non semplice scardinatura. Allora consiglio innanzitutto di lasciarvi crogiolare dalla proposta di una fascinosa ipnosi sonora, sospesi tra suggestive ambientazioni spazial-tribali. Dopodiché sarete attratti anche dalla sfida di estrapolare il senso delle liriche. Ne sono meravigliosi esempi sia “Il nuovo schema” che “Il privilegio dell’indifferenza”, con una struttura di loops e chitarra acustica da brivido. Non mancano tinte di rock e velato punk in “Millenium” e “Io per te”, con deliziosi tocchi di tastiera e la voce di Sara con effetto megafono. La title-track invece è un mantra claustrofobico e dà l’idea di come si voglia spingere nei meandri dell’anima; e se si attende anche un brano “tradizionale”, ci si accorge di essersi illusi inutilmente, perché nella conclusiva “Canzone per te” a catturarci è l’atmosfera rarefatta in cui la cantautrice sembra disperdersi nello spazio astrale di sonorità tecnologiche, ma con la ferma volontà di non rimanerne impigliata, per non cedere il passo alla sopraffazione dell’evoluzione futuristica e mantenere scaldati cuori ed emozioni, in questo girotondo di farfalle e falene che popolano la vita. Lei è sicuramente più falena che farfalla, per i suoi tratti cupi e crepuscolari, e le puoi togliere dalle ali tutta la polvere che vuoi che tanto non “muore” ma (anzi!) risorge sempre dalle sue ceneri e torna splendidamente a volare. (Max Casali)