MARIAH CAREY "The emancipation of Mimi"
(2005 )
Se la voce per un cantante è il più prezioso degli strumenti, negli ultimi anni Mariah ha suonato il suo Stradivari usando una grattugia arrugginita al posto dell’archetto. Il suo problema era quello di essere diventata diva prima che cantante e la sua voce, usata come un’attrazione da circo, l’ha tradita, trasformandosi in un sommesso pigolìo. “The Voice is Back” strilla la pubblicità di questo ennesimo comeback. Ma le voci non tornano, semmai si affinano e si mettono a punto attraverso lo studio. Ed è lo studio (non la presa di coscienza miracolosa di cui parla lei enfaticamente) ad aver ridato alla Carey il suo strumento. La ritrovata solidità delle note centrali e una più naturale agilità ad andare in falsetto ricordano (in pezzi come “Circles”) la classe della grande Teena Marie, altra interprete bianca “prestata” all’R&B. Grazie all’approccio lucido del produttore Antonio “LA” Reid, Mariah riesce a mettere a fuoco un lavoro, forse non originalissimo, ma finalmente godibile e asciutto. Convincenti i numeri più funky: come l’appetitoso singolo “It’s Like That” e la muscolosa “To The Floor” (con Nelly). Triste solo “Mine Again” che ricorda l’artista stordita e priva di direzione di qualche anno fa. Questa “Emancipation” è la prova che Mariah Carey sta vendendo molto cara la pelle. (Daniele Cassandro)