THE CHANFRUGHEN  "Shah mat"
   (2016 )

Nello sport, ad una certa età (più o meno verso il termine della trafila delle giovanili) si arriva ad un punto nel quale l’entusiasmo e la convinzione con cui fai il tuo dovere in campo diviene più importante del talento stesso. Sia chiaro, il talento è sempre e comunque la chiave principale per diventare un fuoriclasse: ma quanti atleti conoscete, in qualsiasi disciplina, che senza godere di un talento smisurato arrivano ad altissimo livello solo con la convinzione e la caparbietà con cui si propongono sul campo? Ognuno di voi potrà citare a memoria tantissimi esempi, qualunque sia lo sport che seguite. E veniamo a noi: siamo forse qui a dirvi che la band ligure The Chanfrughen (nomignolo che sta per “cianfrusaglia”) sia poco dotata di talento musicale? Tutt’altro, credetemi. Semplicemente, come negli esempi sportivi di cui sopra, questi ragazzi fanno dell’energia e dell’entusiasmo il proprio motore principale. Pur non avendoli mai visti dal vivo (ma provvederò al più presto…), si può già dire che l’entusiasmo che emanano nelle 8 tracce di questa loro seconda prova, arrivata dopo l’esordio di due anni fa con “Musiche da inseguimento”, è di certo il loro motore principale, la molla che li fa distinguere e distaccare dalla massa di nuova musica che esce quotidianamente. Entusiasmo, questo va detto, davvero fondato: la loro personalissima miscela di rock, blues e psichedelia rende il nuovo prodotto (nato da una campagna Musicraiser e disponibile in vinile oltre in cd) decisamente accattivante nonostante si tratti di una proposta, di per se’, non facilissima: ma, partendo dal bellissimo singolo “Belize”, e passando attraverso la splendida “Parassiti” (blues rock della miglior fatta), il piglio compiutamente progressive di “T.S.O.”, e l’ancor più convincente title track, l’impressione è che il viaggio, oltre che soddisfacente, sia da ripetere al più presto, per cogliere nuove ambientazioni e nuovi paesaggi che, magari, a prima vista potevano essere sfuggiti. Quindi, più che allo sport di cui sopra, i Chanfrughen si avvicinano maggiormente alla filosofia ed alla pazienza degli scacchi, come illustrato dal bell’artwork di Alessandro Bruzzone: ”Shah Mat”, in persiano, significa “il re è morto”, e l’allusione è alla celebre novella nella quale il re finisce per mandare a morire l’inventore degli scacchi dopo che quest’ultimo gli chiese di essere ricompensato semplicemente con del riso (elemento che, non a caso, compare sia sulla cover principale che sul retro) per essere riuscito, con la creazione di questo complicato gioco, a distrarlo dalla noia di corte. Lo aveva intuito, quel re, che gli scacchi sono un gioco anarchico, dove il re (finalmente) muore. E, quindi, “Shah Mat”, scacco matto: alla noia, ed alla sufficienza, di tanta musica odierna. Grazie a The Chanfrughen. (Salvatore La Mazzonia)