MEZZALA  "Irrequieto"
   (2015 )

Tra una classifica e un’altra, si sta avvicinando la fine di un anno ancora positivo per la musica italiana e, a giudizio di chi scrive, anche per il pop indipendente, microcosmo musicale sempre più popolato da artisti che meriterebbero molto più spazio di quello a cui potranno mai ambire. È una riflessione tanto triste quanto spontanea che si può fare dopo aver ascoltato “Irrequieto” di Mezzala, moniker di Michele Bitossi, al secondo album da solista dopo la parentesi (chiusa o meno, non è chiaro) Numero6. Il secondo lavoro da solista ha un titolo decisamente azzeccato: “Irrequieto” come il le sue sonorità sospese fra pop e rock, con efficaci sprazzi di soul, e ancorate a strutture di stampo prettamente cantautorale, “Irrequieto” come un songwriting curato fino all’ultima virgola, fra storie di vita quotidiana, dialoghi e incontri che si stagliano sotto un cielo plumbeo e che trasudano una malinconia celata da un sound arioso e avvolgente, dal piglio tendenzialmente allegro. Per produrre un gioiellino come il suo ultimo disco, Michele Bitossi ha voluto fiati, archi e molti altri strumenti, guardando ora agli anni settanta ed ora al periodo corrente, concedendosi brevi inserti elettronici sempre funzionali al contesto. Non c’è nulla che non vada in “Irrequieto”, un disco di pop moderno e intelligente, omogeneo ma dalle mille sfaccettature. “La Classifica” e la conclusiva “Chissà”, probabilmente, sono i pezzi che più facilmente riescono a incarnare lo spirito di tutto il disco e per questo possono essere eletti come i migliori. Ma questa è davvero una minuzia. (Piergiuseppe Lippolis)