CHERRY FIVE  "Il pozzo dei giganti"
   (2015 )

La storia dei misteriosi Cherry Five inizia intorno al 1976, anno nel quale la band fa il suo esordio con un disco prog in realtà inciso, pochi anni prima, da una band che, dopo lo scioglimento, è confluita nei Goblin. Nel frattempo, come spesso accade nel mondo del prog, il disco era diventato una specie di reliquia per gli appassionati, data la bellezza del lavoro associata a una scarsa reperibilità sul mercato. Quasi quaranta gli anni trascorsi da allora, la Black Widow Record ha permesso a Bordini e Tartarini di incontrarsi un’altra volta e di poter lavorare di nuovo a un disco insieme, in questa occasione con il tastierista De Rossi, il chitarrista Piccinini e il bassista jazz Sallusti. Il prodotto finale è infarcito di Divina Commedia, con l’opener “Il Pozzo dei Giganti” che contiene forti richiami all’Inferno, “Manfredi” ispirato al Purgatorio, “Dentro La Cerchia Antica” che guarda al Paradiso dantesco. Tartarini canta e recita, lo fa in italiano, mentre, alle sue spalle, le evoluzioni strumentali di Bordini e compagni sono un puro piacere per le orecchie. Cambiano frequentemente ritmi che sono scanditi dall’alternanza di strutture leggere e melodiche e accelerazioni hard, il tutto con il mellotron sullo sfondo. I toni epici generati da questo tipo di sound contribuiscono anche ad elevare la materia poetica ed a generare un unicum artistico di pregevolissima fattura. I Cherry Five tornano dopo una vita e lo fanno da protagonisti, nonostante i vari cambi di formazione. Il sapore è vintage, ma non mancano echi ad una modernità che i Cherry Five non rigettano, pur nel recupero di quella tradizione prog che era il pane quotidiano dei musicofili italiani di quegli anni. (Piergiuseppe Lippolis)