ARIEL PINK  "Pom pom"
   (2015 )

Quello che si presenta nel nuovo ''Pom pom'' è puro Ariel Pink, senza filtro. Attraverso i 17 brani dell’album e i suoi 69 minuti, Ariel gioca il ruolo di pifferaio magico dell’assurdo, raccontando storie d’amore, di morte, di principi ranocchio e di Jell-O, e confermandosi indiscusso re della pop perversion. Si passa da canzoni quasi demenziali a momenti più sereni e puramente pop, ma c’è posto anche per sfuriate punk ed esperimenti di dub psichedelico e carnevalesco. Il tutto unito dal solito, storico filo conduttore della sua carriera ormai pluridecennale: l’eclettismo. Scritto e registrato con la collaborazione, fra gli altri, di Kim Fowley in fase di songwriting, l’album è già ampiamente candidato a divenire il culmine di una parabola artistica in decisa ascesa, che negli ultimi anni ha toccato una serie di vertici importanti, su tutti i recenti ''Before Today'' (2010) e ''Mature Themes'' (2012), che hanno finalmente donato una forma riconoscibile, un trademark al suo incontenibile istrionismo. Un’avventura, la sua, nata fra i nastri logori di cassette scambiate con gli amici e i vinili malandati dei genitori scoperti quasi per caso nella soffitta di casa: le basi da cui il giovane Ariel avrebbe iniziato a lavorare su una sfilza di canzoni, registrate in bassissima fedeltà nella cameretta di casa. Un hobby, una passione pronta a divenire fenomeno: il critico musicale Simon Reynolds avrebbe lodato, nel suo acclamato saggio ''Retromania'', la sua capacità di preservare il passato, ma al solo scopo di rielaborarlo trasformandolo nel proprio, unico, inimitabile mezzo espressivo.