CARMEN CONSOLI  "L'abitudine di tornare"
   (2015 )

Di lei il New York Times ha scritto: “I testi delle sue canzoni sono immaginifici e trascendono vari livelli di comunicazione. Sia che canti di storia, di mito o di vicende personali, la Consoli è sempre estremamente appassionata. La voce può essere fumosa e bassa, decisamente divertita o graffiante di rabbia”, sottolineando l’unicità della sua scrittura e della sua voce, in continuo bilico tra forza, passione e dolcezza. Ora, a distanza di 5 anni dal successo di “Elettra”, Carmen Consoli torna sulla scena discografica con “L’abitudine di tornare”: un album molto atteso ed ispirato, denso di ritmo, melodia e contenuti universali, che trae vocazione dalla reale quotidianità. Un album in cui Carmen veste i panni di ‘cronista’ per raccontare stati d’animo e sentimenti, situazioni di ogni giorno e note di attualità con metafore, poesia e amara ironia. Alternando la forza del rock alla delicatezza della ballata, le 10 tracce contenute in “L’abitudine di tornare” si presentano come racconti dell’Italia di oggi e di ieri, in un mondo diviso tra vincitori e vinti. Ed ecco nel primo singolo, che dà il titolo all’album, narrare l’amore nascosto agli occhi troppo curiosi della società, portato dentro una vita parallela a quella coniugale, con l’interrogativo se mai una scelta tra queste due realtà potrà avvenire (''Tornare è un’abitudine per quelli come te sommersi e annoiati dai ritmi di sempre/Confesserai mai a tua moglie che il sabato dormi con me da circa dieci anni tra alti e bassi''). L’altalena dell’adolescenza e della vita tra impeti e rossori, incertezze, vendemmie e voglia di libertà, dove arriva il momento di trovare il coraggio di fare una scelta, è raccontata con grande forza descrittiva in “Ottobre” (''Quel crocevia, un’imminente decisione da prendere/piuttosto che il limbo avrei scelto l’inferno fosse stato il prezzo della libertà/Il paradiso poteva anche attendere fosse stato il prezzo della libertà/Lasciare tutto e accontentarsi di niente/già bastava il fatto in sé di esistere/Riaprire gli occhi e lasciarsi sorprendere…''). Il dolce-amaro resoconto di una Palermo ferita ma desiderosa di riscatto è descritto in “Esercito Silente ”, dove, con estrema tenerezza verso la sua terra, Carmen racconta il silenzioso corteo di gente comune, indignata e allo stesso tempo inerme di fronte al dolore di giovani vite spezzate (''Davvero si può credere che questa città baciata da sole e mare saprà dimenticare/le offese gratuite e le agonie sofferte/le lotte storiche di chi sfidò la malavita a suon di musica e poesia/gli sguardi attoniti della gente che non ha mai visto né sentito niente''). Scandito da un testo acutamente ironico, nell’ossimoro “Sintonia Imperfetta” c’è tutto il senso di un amore calpestato dalla routine. Un omaggio a Ferruccio Travaglini e la sua “Voglio vivere così”, marca uno dei pezzi più ritmati dell’album (''Quel pomeriggio si passava da un divano all’altro/mentre studiavo a come dirti che ti avrei lasciato/tu già dormivi al 40° di Roma – Lazio pensavo io a tua madre e al cane da portare a spasso''). Il rock domina in “La signora del quinto piano”, telecronaca dura e brano di denuncia sul femminicidio. Nel pezzo Carmen, con amara ironia, racconta le troppe tragedie che riempiono i media oggi che hanno per protagoniste le donne (''La signora del quinto piano ha un pitone in salotto, un guardiano fidato/Il suo ex è ogni sera davanti al portone con un martello in mano''). Una ballata romantica e intensa, scritta nella musica insieme a Max Gazzè, è “Oceani Deserti” (''Che non ti importa soltanto di noi ma di un passato che non passa mai/voglio capire chi sei/che vuoi/che vuoi da me''), mentre il tema della crisi economica domina in “E forse giorno…”, dove la dignità e la speranza di una famiglia costretta a vivere in macchina vengono tratteggiate con immagini e flash d’effetto (''Ma la primavera tornerà nei nostri poveri cuori avviliti e ammalati e li guarirà/E forse un giorno ci daranno l’aria ad un prezzo più conveniente dell’aspirina/una dose legittima di sana speranza/alla lotteria quest’anno in palio una pensione a vita''). Una parabola d’amore, “San Valentino”, descrive non un solo giorno, ma una condizione che travolge l’uomo con la sua grandezza universale (''Ma l’universo inventerà per noi melodie cosmiche, albe suadenti e nuove orbite/dai abbracciami più forte, che l’universo accenderà per noi coreografie celesti''), mentre “La notte più lunga”, è quella che porta sbarchi di traghetti e di gente in cerca di libertà (''Verso l’alba avvistammo quella barca malandata/tracimante di persone che agitavano le braccia/un carico di tragica speranza/di vite inscatolate senza alcuna etichetta''). La chiusura è lasciata alla suadente melodia che segna “Questa piccola magia”: l’incantesimo che scaturisce con l’arrivo di una nuova vita (''Amo la pioggia d’estate/l’aria di quiete e di libertà/Tu che sorridi e non parli/batti a tempo le mani''). “L’abitudine di tornare” riporta così Carmen al suo pubblico con testi intensi che raccontano una e mille vite. La nuova Consoli sembra tornare alle origini per sound e struttura delle canzoni ma, con freschezza ed ironia, sorprende e centra l’obiettivo, con un album da ascoltare. Un nuovo capitolo di una carriera fatta di primati e successi, in cui Carmen è stata la prima artista italiana a calcare il palco dello Stadio Olimpico di Roma, l’unica italiana a partecipare in Etiopia alle celebrazioni dell’anniversario della scomparsa di Bob Marley, e che si è esibita come headliner a Central Park, che ha segnato 3 sold out di fila a New York, che ha fondato una sua etichetta, che nei suoi testi si è ispirata a Verga e alla mitologia, che ha portato nelle sue canzoni anche l’arabo e il francese, che è stata la prima donna nella lunga storia del Club Tenco a vincere la Targa Tenco come Miglior Album dell’anno con “Elettra”, che è stata nominata Goodwill Ambassador dell'Unicef e Ambasciatrice del Telefono Rosa, che ha vinto il premio Amnesty Italia per “Mio zio”.