WORLDSERVICE PROJECT "Fire in a pet shop"
(2013 )
Esce "Fire In A Pet Shop", il secondo disco del quintetto inglese WorldService Project, prodotto dallo stesso gruppo e su etichetta Megasound, distribuito da Goodfellas e Zebralution-Warner. ''Fire In A Pet Shop'' è il risultato di un percorso costruito a suon di live in tutto il mondo: l’intensa attività dei WorldService Project dal 2011 ad oggi li ha portati a calcare i palchi di tutta Europa sia attraverso il network Match&Fuse (ideato dal loro leader Dave Morecroft, e che vanta oggi sedi in sei diversi paesi europei, tra cui l'Italia) che attraverso la partecipazione a numerosi e prestigiosi festival tra cui quello Jazz di Brecon, St Germain de Calberte (Francia), Ljubljana Jazz Festival, Umeå Jazz Festival, Swanage, Marsden, oltre a concerti presso The Barbican Centre del London Jazz Festival e il noto 12 Points. ''Fire In A Pet Shop'', uscito in Europa nella prima metà del 2013, è stato presentato da Megasound la scorsa estate negli Stati Uniti con un tour di un mese e mezzo (Music&Miles IV, in compagnia di Nohaybandatrio) per tutta la costa est, da Chicago a New Orleans, e si appresta finalmente all'uscita sul mercato italiano. Guidata dal pianista/compositore Dave Morecroft, la musica dei WorldService Project si esprime attraverso atmosfere scure, intensi passaggi, sferzate dissonanti, complicati incastri ritmici e dinamiche intense. La loro musica parla il linguaggio dei compositori del ventesimo secolo, vicini a quel groove impetuoso degli artisti hard rock. In breve, un incontro a quattro tra Frank Zappa, Weather Report, Stravinsky e Meshuggah. Il risultato è una musica prevalentemente sperimentale, ma accessibile a tutti. Vincitori del premio “Peter Whittingham” come innovatori punk jazz, i WorldService Project sono stati descritti da Time Out come “…ammaliatori… e con un futuro brillante che li attende proprio dietro l’angolo”, definiti “un brillante post-prog funk” (Jazzwise), un “tour de force” (York Press) e “vivi, onirici, e costantemente coinvolgenti” (London JazzBlog).