LUKE  "La tete en arriere"
   (2004 )

I Luke sono un quartetto di Bordeaux che l’album di debutto del 2001 ("La vie presque") consacrò come idoli del pubblico più giovane, grazie ad un'immagine fresca e disimpegnata e a canzoni tanto furbette quanto palesemente acerbe: il disco ondeggiava incerto all'insegna di uno scipito pop privo di spunti accattivanti, piuttosto piatto ed insipido, ma il cantante/chitarrista Thomas Boulard era bello abbastanza da attirare le attenzioni dei/delle fan e da consentire alla band di ottenere una fama foriera di una luminosa carriera, almeno in quell'ambito ben definito. Ma i quattro ragazzi non sono nè una boy-band nè una meteora per teenager: lasciano passare tre anni, poi rompono il giocattolo, ricostruendolo ex novo. I redivivi Luke tornano dunque nel 2004 con "La tete en arriere", lavoro che spiazza tutti, fan e non, virando di colpo verso sonorità nemmeno lontanamente imparentate con quelle del fiacco ed inconcludente esordio. Su un’aria soffocante che rimanda ai Noir Desir, la ritmica si fa serrata, la chitarra riempie con inusitata cattiveria pezzi squadrati all'insegna di un ruvidissimo garage-rock, l'interpretazione di Boulard si fa aggressiva, il canto è mixato dritto in faccia all'ascoltatore con foga quasi hardcore, in una carrellata di pezzi veloci, a tratti tiratissimi ("Soledad", "La sentinelle", "Hasta siempre"), a volte plasmati in intense ballate elettriche ("Le reste du monde", "Espece humaine", "Seveso"), sempre imprevedibili nei loro impasti tra arpeggi ed improvvise impennate, come nella migliore tradizione del rock anglosassone. Il vertice sperimentale del disco ed il punto di massima distanza della band dal recente passato risiede nella penultima traccia ("Ressource humaine"), strapazzata da un feedback devastante che stupra il ritornello stentoreamente gridato da Boulard, con la sezione ritmica impegnata in un rimbombante tour-de-force al limite dello stordimento. Quando la furia si placa, restano i due minuti di "Zoe", solo voce e chitarra che, svogliati e dimessi, accompagnano alla porta gli ospiti: quegli stessi ospiti che si stanno già domandando se per caso non abbiano sbagliato indirizzo. (Manuel Maverna)