CHEYENNE LAST SPIRIT "Il giardino del tempo"
(2013 )
Chi porterà una ventata di freschezza nel panorama indie rock italiano? La risposta arriva forte e chiara dai Cheyenne Last Spirit. Sono giovani, ma dimostrano fin da subito di avere idee precise ed uno stile a dir poco versatile. La loro seconda fatica, ”Il Giardino del Tempo”, uscito lo scorso dicembre per Areasonica Records, è un concept album farcito di sonorità blues che affondano le radici nel fertile terreno del rock classico anni '70 e delle ballate cantautoriali. Il marchio di fabbrica lo si sente già dalla prima traccia: “L’inizio”, fatto di ritmiche incalzanti ed atmosfere oniriche, apre la strada a “Le nostre paure”, rock’n’roll trascinante che ci catapulta in un’altra epoca. “La canzone del poeta”, con un sound d’impatto ma lenta a carburare a causa di rime non sempre azzeccate, si riscatta regalandoci un ritornello dal fascino innegabile. La ballata “Il Giardino di Bianca” smorza un po’ il mood aggressivo con virtuosismi vocali superflui, ma niente paura, tutto riprende liscio e scorrevole ne “Il Viandante”, un climax di armonie nostalgiche, un po’ Battisti un po’ no, accompagnate da una voce calda e coinvolgente. “Maestrale”, poi, è quasi un trip, chitarra pulita e testo evocativo attivano nuove connessioni cerebrali. A seguire tac, “Le Lucciole”, swing a sorpresa divertente e ritmato, scandito da simpatici staccati sul piano, un motivo dai risvolti interessanti. “La mia energia”, grido di rabbia di chi non si arrende, si sviluppa su un sound quasi grunge, melodie curate nei minimi dettagli con cambi repentini di ritmo che ci fanno rimanere sul pezzo. Prologo del disco è “La fine”, bellissima la intro di pianoforte che si scioglie in un brano da colonna sonora. Nonostante i testi un po’ acerbi, è musicalmente un ottimo progetto che lascia ben sperare per il futuro. E bravi i Cheyenne Last Spirit! (Malakina)