SCHNEIDER TM  "Guitar sounds"
   (2013 )

Dirk Dresselhaus è stato, a cavallo degli anni ’90 e 2000, uno dei protagonisti del versante più pop dell’ondata elettronica tedesca, con un una mini-hit come “Reality Check” e due album di successo come “Moist” (1998) e “Zoomer” (2002), entrambi su City Slang/Mute. Successivamente, Dirk si è introdotto in territori più sperimentali, sia con progetti one-off, come la realizzazione di musiche per film, teatro, radioplay, e performance improvvisate, in solo o con artisti come Jochen Arbit (Einsturzende Neubauten) e Damo Suzuki (Can), sia soprattutto con il progetto freeform Angel, di cui è cotitolare insieme all’ex-Pan Sonic Ilpo Vaisanen, con i quali ha realizzato alcuni ottimi album per la Mego. “Construction Sounds” può essere considerato il punto di arrivo di questi anni dedicati all’ambito dell’avanguardia, ma anche dei suoi anni vissuti in una incredibile città-cantiere come Berlino, e in particolare la sua Prenzlauer Berg, che ha visto trasformarsi sotto i suoi occhi (e le sue orecchie). A settembre 2013 è uscito ''Guitar Sounds'', il secondo capitolo della serie “Sounds”: qui esplora tutte le potenzialità della chitarra elettrica, dotata da una serie di effetti, abbandonando le catene dalle precisione tecnica, che limiterebbe la spontaneità della ricerca. Dresselhaus è interessato invece all’atmosfera, l’intensità e la magia del momento iniziale in cui vengono prese le decisioni, senza sapere quale direzione prenderanno: il disco si interroga sul dove potrebbe andare finire a una “musica senza reti di sicurezza”. Tutti i brani vengono improvvisati (“composizione istantanea”), nessuno scrittura premeditata. Al culmine poi di questo vagare sonoro indeterminato, Dresselhaus tira indietro le redini, riprende in mano la situazione con rapidità e destrezza, dando vita in tal modo ad un campo di energia tra tensione e sollievo, armonia e disarmonia, controllo e perdita di controllo, costruzione e decostruzione, positività e negatività, sobrietà e umorismo, un processo che definisce “surf sound dualism”.