SKA-P  "Planeta eskoria"
   (2000 )

Gli Ska-P, sestetto madrileno che da oltre quindici anni propugna con dubbia coerenza i propri ideali di anarchia, rappresentano un caso piuttosto anomalo nel panorama musicale contemporaneo. Approdati ad una major già al secondo album (“El vals del obrero” del 1996), hanno sempre vissuto ai limiti della classica dicotomia tra impegno barricadero e produzione “ricca”, sebbene non abbiano mai goduto di grande promozione e siano riusciti ad imporsi quasi esclusivamente grazie al passaparola tra i molti fans sparsi in tutto il mondo. “Planeta eskoria” del 2000 è il quarto disco della band, qui in ottima forma ed in stato di grazia dopo il debole “Eurosis” del 1998 e a due anni da “¡¡Que corra la voz!!” (2002), che segnerà sia la loro affermazione planetaria sia l’inasprimento all’interno del gruppo delle tensioni che lo porteranno al temporaneo scioglimento. I 14 brani di “Planeta eskoria” offrono una panoramica completa della loro proposta, che spazia dallo ska più classico (“Como me pongo”, “E.T.T.s”) al punkettone tirato (“Eres un@ mas”, “Verguenza” contro la corrida), dagli sketch grotteschi (“La mosca cojonera” nella quale viene deriso il Papa o la pagliacciata di “Derecho de admisiòn” che dal vivo dura almeno dieci minuti) agli inni anthemici (“A la mierda”, la conclusiva “Mestizaje”), passando per qualche cannonata metallara (la title-track, “Tio Sam”). Disco fracassone, pasticcione, sempre ritmatissimo e spesso accattivante, seppure talvolta i molti proclami che fioccano copiosi in ogni brano arrivino a lambire il ridicolo, ma a conti fatti poco importa. I sei continuano a macinare musica divertente che solo il (forzato) contenuto volutamente e fortemente politicizzato preserva dal trasformarli in una band demenziale: dal vivo lo spettacolo è garantito, ed anche se oggi non sono più quelli di un tempo, ed alla sincerità del loro personale vangelo si stenta oramai a credere, restano sempre un’ottima occasione per cantare a squarciagola una canzone simpatica mentre ci si scola qualche birra in una nube di fumo dolciastro. (Manuel Maverna)