ROMAIN HUMEAU "L'éternité de l'instant"
(2005 )
Ai detrattori aprioristici del rock transalpino consiglierei vivamente di ascoltare, se avessero tempo da investire e voglia di superare qualche barriera, questo disco di esordio di Romain Humeau, ex enfant-prodige nonchè voce e chitarra degli Eiffel, band tra le più agguerrite che il rock francese possa vantare nell'ultimo decennio. Romain è polistrumentista in grado di ricoprire da solo i ruoli di un'intera band, seppure avvalendosi della collaborazione di molti artisti di rango: sulla scia del rock abrasivo già sperimentato con gli Eiffel, partorisce un disco semplice e stradaiolo, a tratti durissimo, mai fiacco nè prevedibile: il trittico iniziale è fortemente rappresentativo dello stile maturo e sfacciato del ragazzo, che infila tre sberle urticanti (la tesissima "Beauté du diable", la drammatica "Prends ma main" ed il garage-rock di "Sans faire exprès") mediando scudisciate da cantina e progressioni armoniche tipicamente francesi. Il tono resta sostenuto, tra rasoiate affilate (l'up-tempo irresistibile di Possédés" o il contagioso incedere di "Leurs échines"), un solo lento (la non indispensabile ballata acustica di "Toi"), un unico esperimento che insolitamente rubacchia all'elettronica ("Je m'en irai toujours", con un crescendo impressionante), un rischio di plagio (il riff di "S'enflammer" è più che simile a "Where is my mind?" dei Pixies) e valanghe di feedback fino a livelli quasi insostenibili: gli otto minuti di "La mort sifflera trois fois" imbastiscono un teatrino apocalittico su una cadenza 70's dilaniata da un rumorismo selvaggio, mentre Romain narra di morte, destino ed altre facezie tra sorrisetti beffardi ed urla feroci. Grande voce, enorme personalità, buon disco. (Manuel Maverna)