MASSIMO VOLUME  "Da qui"
   (1997 )

Esistono forme d'espressione artistica che travalicano i limiti angusti della musica, e si librano al di là delle sbarre del pentagramma per creare suggestioni nuove, e suggerire tracce da seguire o soltanto da valutare con coscienza critica e mente aperta. I Massimo Volume, quintetto (all'epoca di quest'album) avant-rock di stanza a Bologna, rappresentano un fulgido, ineguagliato ed ineguagliabile esempio di come i confini tra le arti possano essere labili. Difficile - se non impossibile - definire la loro proposta, rimasta per anni fedele a sé stessa, e solo nel finale della prima fase della loro carriera in parte rinnegata nell'incertezza di "Club Privè". Quella dei Massimo Volume non è musica in senso stretto, nè poesia musicata; la definizione più calzante è forse quella di racconti minimalisti sottolineati da un accompagnamento musicale di matrice post-rock, sovente vicino alla nevrosi, mai invadente eppure elemento ineludibile dall'amalgama del contesto. "Da qui" è disco di una complessità densa a tal punto da risultare impenetrabile, un susseguirsi di immagini di vita vissuta slegate tra loro eppure unite da intima coerenza e partecipata sofferenza; sono piccoli quadri che ritraggono scene di vita incolore e di squallido fluire di esistenze comuni ("Senza un posto dove dormire"), ricordi di una gioventù trasfigurata in reliquie della memoria ("Stagioni"), sequenze di dettagli apparentemente insignificanti ("Sul Viking Express") che costituiscono invece parte integrante dell'io narrante. Solo di rado ("Atto definitivo", "Qualcosa sulla vita") la musica riesce a prendere un minimo di sopravvento sulla narrazione (per chi non lo sapesse: Clementi non canta, bensì recita), senza mai riuscire ad inghiottirla o ad eclissarla. E' arte per immagini, ma le musiche che prendono per mano i bozzetti di Mimì sono tutt'altro che semplici riempitivi: fanno parte dell'arte stessa che anima questo improponibile crooner dai modi gentili e dalla squisita sensibilità, costruendo una simbiosi perfetta impossibile da scindere in parti. Album incatalogabile, band inarrivabile per spessore e caratura professionale, ensemble che nel mio iperbolico romanticismo mi permetto di considerare come un act unico al mondo. (Manuel Maverna)