CONCRETE BLONDE "Mexican moon"
(1993 )
I Concrete Blonde furono una discreta band losangelina con una carriera segnata da luci ed ombre, mai realmente approdati ad una notorietà di massa, ma comunque capaci di realizzare qualche album ben prodotto e addirittura accattivante. Guidati dalla talentuosa e carismatica singer Johnette Napolitano, capace di plasmare il proprio registro vocale indifferentemente con passionalità viscerale (“I call it love”) o dolcezza (“Mexican moon”), i Concrete Blonde si muovono con scioltezza in un territorio di confine tra pop e rock, ricordando sia i migliori Pretenders (l’iniziale, sofferente e tesissima “Jenny I read”, con una mirabile interpretazione della Napolitano, o la sostenuta “Heal it up”), sia i peggiori Texas (la fiacca “Love is a blind ambition”). I brani si mantengono abbastanza interessanti, senza episodi di spicco ma anche senza cadute vertiginose: i tre sono in grado di pennellare ballate sullo stile R.E.M. (“Close to home”) o episodi più folkeggianti (“End of the line”), così come di lambire territori inaspettati (Johnette riecheggia Siouxsie sia nella cadenza squadrata di “Jonestown” che nella delicata “Rain”), gigioneggiando con l’heavy metal (“When you smile”) e con l’elettronica industriale (“Jesus forgive me”, che non sfigurerebbe su “Antichrist superstar” di Marylin Manson). Disco furbetto, per nulla indispensabile, a tratti piacevole. (Manuel Maverna)