PAOLO BENVEGNU'  "Piccoli fragilissimi film"
   (2004 )

Con gli Scisma, band milanese intellettualoide che tentò - senza successo di pubblico ma con il plauso della critica - di elevare il rock italiano ad un livello superiore mischiando noise colto e cantautorato impegnato, l’esploratore sonico Paolo Benvegnù cercò di tracciare un percorso differente indicando una nuova direzione da seguire. Seccatasi la pista di sabbia nel deserto, Paolo ha intrapreso la carriera personale debuttando in veste di solista con questo apprezzato album, accolto da ogni parte con fervido favore. Il brano di apertura, "Il mare verticale", liberamente ispirato al romanzo di Saviane, scopre subito le carte: ritmo rallentato, suoni distillati, produzione curatissima e arrangiamenti elaborati sorreggono un testo intimista narrato con discreta enfasi ma in un registro piatto e monotono. La successiva "Cerchi nell'acqua" prosegue nella stessa direzione, e su queste linee guida si muove tutta l'opera, che è densa, intensa, complessa: le liriche sofferte tradiscono una grande ricercatezza, uno scavo psicologico rimarchevole ed uno sforzo ingente di mantenere il disco all'altezza di pochi. Ma - con la sola eccezione della ballata veloce di "Suggestionabili", che sembra tratta dal migliore Gazzè - questa ricerca ha in sè i propri limiti evidenti: la complessità dei testi rende difficile assimilarli, ed il tono cantilenante di Benvegnù appiattisce canzoni notevoli ("Fiamme", "Quando passa lei") con esecuzioni vocali spente. Disco inevitabilmente noioso sulla lunga distanza, paradossalmente senza essere fiacco; lavoro di rimarchevole eccellenza tradito forse da un intelletto eccessivamente fine che partorisce ottimi pezzi, purtroppo spegnendo da sè le luci che ha acceso. (Manuel Maverna)