YVAN MARC  "Des chiens des humains"
   (2005 )

Ascoltando dischi più o meno a caso durante piacevoli ore pomeridiane alla Fnac di Annecy (Francia), mi imbattei piuttosto fortuitamente nella voce di monsieur Yvan-Marc Duron, che dopo appena un paio di brani mi convinse senza remore all’acquisto del cd. Chitarrista originario di un minuscolo paesello della Loira, Yvan Marc è un pacioso signore oggi quarantaduenne che debuttò nel 2003 a trentaquattro anni suonati grazie al supporto – ed all’etichetta discografica – dell’amico e collega Mickael Furnon, in arte Mickey 3d; dotato di una bella voce calda e profonda, di interessanti idee e – soprattutto – di una pungente verve satirica non comune nella stesura dei testi, Yvan riesce con sagace brillantezza ad ironizzare sul genere umano, stigmatizzandone la fragilità ed evidenziandone con impietosa arguzia le piccole debolezze, le manie, le molte imperfezioni. Fra generi e sottogeneri, gli undici brani che compongono “Des chiens des humains”, secondo lavoro di Yvan, virano spesso e volentieri verso territori blandamente jazzy, con una serie di shuffle da lounge-bar segnati da ritmi accattivanti, ora più sostenuti (la metafora antirazzista di “Les nougats”, l’impennata nel ritornello di “La mer”), ora più languidi e riflessivi (la bossanova di “Les maillots”, la rumba leggera della title-track), ora strutturati in modo più classicamente pop. A quest’ultimo filone vanno ascritti gli episodi migliori, quelli più diretti e dai refrain più contagiosi, dalla furba disco-music truccata di “Ally McBeal” al mid-tempo sostenuto di “Propaganda” (perfetta dalla strofa al ritornello, dal bridge ai contrappunti), dalla ballata veloce per chitarra e fisarmonica di “Agnes”, sul tema della bulimia, al dolceamaro bozzetto caricaturale della conclusiva “Leonard”. Disco essenziale ed elegante, diretto e conciso, intelligente nella sua espressa volontà di porgere con stile, misura e mestiere piccole canzoni ben scritte, arrangiate con gusto e proposte con la professionalità di un quasi esordiente in grado di vantare la personalità e la statura di un consumato veterano. (Manuel Maverna)