THE SMITHS "The world won't listen"
(1987 )
Eppure il mondo si era messo ad ascoltarli, e nemmeno poco. O meglio, quel mondo che fino a pochi mesi prima nemmeno sapeva di cosa si trattasse. Prodotti alternativi, indipendenti, che faticavano a raggiungere quei banconi di negozi dove pullulavano i Duran Duran, gli A-ha e il rimmel. Loro ci avevano messo poco, ad entrarci pesantemente: qualche rara concessione - un video, poco altro - e, appunto, il boom. Anche perchè erano talmente prolifici che la fame di Smiths non aveva problemi ad essere soddisfatta. Questo album, che esce a metà strada tra l'exploit di "The Queen is dead" e l'epitaffio di "Strangeways, here we come" è, come altri lavori del gruppo, un misto tra greatest hits e occasione per mettere su album singoli usciti nelle settimane precedenti. Qui c'è "Ask", c'è quella "Shoplifters of the world unite" che venne presentata anche a Sanremo (orrore, avrebbero gridato i puristi), ma soprattutto quel gioiellino di ironia che era "Panic". Dove si chiedeva l'impiccagione del DJ che non metteva su musica non adeguata agli altrui stati d'animo. Ricordando l'episodio - vero - della radio nazionale inglese che si dedicò agli Wham! subito dopo aver annunciato il disastro di Chernobyl. Il resto dell'album era un corollario, come detto, di altri inediti e recentissimi successi. Ma, in un momento di (ri)scoperta, qualsiasi cosa andava bene per avvicinare nuovi adepti ad un culto che non era più solo britannico. (Enrico Faggiano)