BEPPE DONADIO  "Figurine"
   (2011 )

Un disco, per chi crede nella grande potenza della musica, è un mezzo privilegiato per fare pensare l'ascoltatore. Non solo svagare, non solo divertire, ma anche e soprattutto pensare: un po' come un bel film o un eccellente libro. Sono, ahimè, non molti i dischi odierni che fanno davvero pensare: l'avvento degli italici eroi dei reality musicali ha purtroppo riportato in auge testi stile "cuore-amore" e poco altro. Per fortuna che la musica d'autore, in barba a siffatte atrocità, esiste eccome: e fortuna che continui a proporci modi e metodi per non lasciare appassire il nostro cervello. In quest'arte, lo abbiamo già detto e sostenuto più volte, l'estro ed il talento di Beppe Donadio sono autentici fulmini a ciel sereno. I suoi dischi precedenti ("Merendine" e "Houdini") hanno raggiunto livelli quasi inarrivabili per i suoi (spesso illustri) colleghi, e questa nuova prova ("Figurine") non solo insiste ma, non appagata, decide di andare ancora oltre. E' davvero unica la propensione di Donadio di unire una raffinatissima musica d'autore, un pop spesso jazzato e creato al limite della perfezione come ben pochi altri sono in grado di fare (in Italia ma non solo), a testi eccezionalmente curati e veri, mai banali, con figure spesso indimenticabili e passaggi linguistici e poetici di altissima fattura, nei quali l'Artista (maiuscolo per nulla casuale) ci porta per mano dove vuole ma soprattutto dove noi per primi vogliamo andare. Perché “le canzoni sono come delle conchiglie che ognuno poi ci sente il mare che preferisce”, come canta Donadio nella dolce “Piano piano”. E, come si diceva in apertura, il cantautore bresciano ci regala anche il grande privilegio di poter pensare, attraverso storie mai banali e spesso dure, come quella del militare scomparso Francesco Finessi, una delle vittime della non ancora chiarita “sindrome dei Balcani” (uranio impoverito o vaccino in dosi errate?), narrata in maniera splendidamente emozionale in "Soldato F.", a parere dello scrivente la perla assoluta del lotto di 11 canzoni. Di ognuna delle quali ci sarebbe da parlare per ore, dalla dolce "Il primo uomo sulla neve" (duetto con Fabio Concato) alla spassosa "Chips" (con un irresistibile Mago Forest), dalla magnifica title track "Figurine" alla perfetta ed illuminante "La stanza dei bottoni", nella quale il semplice ed inestinguibile affetto dei suoi genitori diviene il modello dell'amore vero: “fortuna che mio padre ha rispettato mia madre in cambio del suo sole... non esiste un senso, un fine naturale: l’amore regalato è l’amore normale”. Null'altro da dire: Donadio ci costringe ad uscire dai consueti limiti di certa presunta musica d'autore, mostrandoci la via, la vera strada maestra, con la sua musica curata al limite della perfezione (come scrittura e come arrangiamenti) unita a testi magnifici. Formula semplice ma, evidentemente, molto difficile da realizzare. Chi, come Donadio e pochi altri, riesce in quest'impresa, è da tenere tra le cose più care, come porto sicuro in tempi di bonaccia. (Andrea Rossi)