BELLADONNA "And there was light"
(2011 )
Agosto 2010: i Belladonna si chiudono in sala prove per la pre-produzione dell’attesissimo terzo album, che come i precedenti è interamente scritto e composto da Luana Caraffa e Dani Macchi ed è prodotto artisticamente dallo stesso Macchi. A novembre la band vola a Los Angeles per registrarlo agli Stagg Street Studios, leggendario studio vintage dove sono stati registrati dischi storici di artisti come Patti Smith, Brian Wilson, CSNY e Tom Waits. Uno studio di registrazione dal pedigree ideale per l’album che i Belladonna hanno in mente e nel cuore: da registrare completamente dal vivo, senza click track e suonando tutti assieme guardandosi negli occhi. Proprio come nei primi dischi di band come Doors e Led Zeppelin, che facevano dell’intensità emotiva irripetibile di una band appassionata e passionale che suona dal vivo la cifra peculiare della loro espressione musicale. Cruciale il ruolo dell’engineer che la band ha ingaggiato per l’occasione: il leggendario Mike Tacci, già engineer del “Black Album” dei Metallica, che dopo aver ascoltato i demo dell’album decide di coinvolgersi nell’avventura di registrare un album “come se si fosse nel 1973”: questa la Mission Impossible affidatagli dai Belladonna, una missione che solo un engineer con il suo talento e la sua esperienza pluridecennale nel registrare artisti rock’n’roll d’Oltreoceano può portare a termine con successo. Altro ruolo imprescindibile nelle riuscita delle session agli Stagg Street Studios è quello rivestito da Alex Elena (polistrumentista, songwriter e produttore già nominato ai Grammy nel 2008 per il suo lavoro con Alice Smith, e recentemente al lavoro con Lily Allen e Ruby Friedman), che con la sua energia, talento e carisma produce, guida e catalizza la band fino a portarla a fotografare su nastro le infuocate takes dal vivo che costituiscono il nucleo vitale di “And There Was Light”. Su queste fondamenta soniche Dani Macchi e Luana Caraffa nei mesi successivi costruiscono – in una prima fase con Alex Elena nel suo studio M-15 West a Los Angeles e poi tornati a Roma nel loro personale studio romano Foreverland - l’architettura musicale ed emozionale che rende “And There Was Light” un disco unico, onirico e senza tempo. Il risultato è un album che è viaggio visio-noir senza soluzioni di continuità, più di un’ora di musica intensissima che gravita ubiquamente fra suggestioni alla Pink Floyd, allegorie alla Dylan, scariche elettriche alla White Stripes, visioni alla Dead Can Dance, rock’n’roll voodoo alla primi Stones, blues arcaico alla Robert Johnson, esoterismo cosmico allai Blue Oyster Cult, e romanticismo oscuro alla Arcade Fire. Ma il tutto caratterizzato dall’energia di quel Rock Noir che da sempre è l’identità inimitabile (ma emulata da ormai moltissime nuove Rock Noir band soprattutto d’Oltreoceano) dei Belladonna, e ovviamente dalla voce dolce ma graffiante, crudele ma soave, sensuale ma eterea, e sempre incredibilmente genuina ed umana di Luana Caraffa. L’album è impreziosito da contributi di ospiti d’eccezione: oltre al succitato Alex Elena (che vanta precedenti come drummer sia del frontman degli Iron Maiden Bruce Dickinson che del tastierista-produttore di Miles Davis, Adam Holzman) alle percussioni, appaiono nel disco Massimiliano Annibaldi (compositore della colonna sonora della serie TV “Il Mostro Di Firenze” per la regia di Antonello Grimaldi) alla Viola da Gamba e al Theremin, Imani Coppola (indie singer-songwriter statunitense, nota anche per i suoi recenti exploit nelle charts inglesi con il suo duo Little Jackie) al violino, Francesca Bottaro (del trio indie-pop Shootin’ Stars) al sax, Ruby Friedman (la straordinaria cantante di culto losangelena, leader della Ruby Friedman Orchestra) in un intervento recitato da lei stessa appositamente scritto per questo disco. E contribuiscono al sapore paranormale che aleggia in tutto “And There Was Light” anche le voci del grande psicanalista e studioso del paranormale Carl G.Jung e del famigerato mistico ed occultista inglese Aleister Crowley, che proprio qui su “And There Was Light” appaiono per la prima volta con la loro voce parlata in un album rock’n’roll. Anche la suggestiva e sottilmente inquietante foto di copertina ha una sua storia noir da raccontare: la foto nasce a notte inoltrata agli Speakeasy Studios di Hollywood dopo una cena tenutasi in una pausa delle registrazioni dell’album, con i Belladonna ospiti del songwriter e produttore Saverio Principini (collaboratore da anni di Vasco Rossi, Gino Vannelli e molti altri). Il giorno dopo, tra le tante foto scattate da Alex Elena la sera precedente, è apparsa alquanto misteriosamente anche questa unica foto del leggendario Osservatorio di Griffith (effettivamente visibile dal giardino antistante gli Speakeasy), che si staglia maestoso nel buio come un’astronave aliena e austera, irradiante luce ed energia. “Artisti come Led Zeppelin o Bob Dylan non si preoccupavano di vendere, o di apparire cool o trendy: il loro impeto artistico era puramente quello di fare musica per emozionarsi ed emozionare, e da sempre questa è stata la nostra vocazione… e a dire il vero non riusciremmo a fare altrimenti neanche volendo” sorride Luana. “Questa attitudine ovviamente nell’era cinicamente consumistica nella quale viviamo rende l’autoprodursi una necessità, visto che non accetteremmo mai le imposizioni o i desiderata commerciali di una label (major o indie che sia)” sottolinea Dani. Luana aggiunge: “Abbiamo rifiutato decine di proposte anche molto allettanti economicamente, ma la nostra integrità non è in vendita. I Belladonna non si prostituiranno mai, e abbiamo scoperto che chi ascolta la nostra musica intuitivamente lo percepisce, e anche per questo ci supporta emotivamente in questa nostra Odissea musicale ed esistenziale… dai teenager statunitensi che ci scrivono mail dolcissime su Facebook a una leggenda della musica del XX secolo come Michael Nyman che decide di fare musica con noi”.