THE FIRE  "Abracadabra"
   (2010 )

A ben quattro anni da “Loverdrive”, nel 2010 esce il secondo album dei Fire, tanto atteso dai fan e tanto atteso dalla stessa band, che sperava di poterlo vedere sul mercato molto prima. Nonostante queste piccole scaramucce, album e band si presentano molto in forma, e ciò si capisce subito dalle prime tracce con una sorta di colonna sonora del momento in cui si apre il sipario (“Never”), ed ecco che subito la band mostra la sua scorza e la sua potenza con due pezzi fortissimi, “Abracadabra” e “Wasted”. Catapultati immediatamente all’interno dell’album, già alla quarta traccia ci troviamo di fronte alla cover “New York New York”, forse posta troppo in anticipo nell’album ma comunque ben arrangiata e di alto livello. Con le successive tracce (“Bohemian Burlesque”, “Sweet Enemy”, “Scars”, “Chevalier” e “Yvonne”), la band rende perfettamente quella che è l’intenzione principale, cioè creare un mix perfetto di chitarre rock, a tratti quasi metal, momenti teatrali e melodie vocali magistralmente gestite dal cantante Olly. Un discorso particolare è da fare riguardo a “Scars”, cover di un brano precedentemente uscito in versione pop in Belgio cantato da Stan van Samang. In questo spezzone dell’album, i brani scorrono veloci e diminuisce un poco l’attenzione, ma il risultato finale è comunque molto positivo. La chiusura dell’album è affidata a tre brani molto potenti quali, “Lady Motorcycle”, “My Fenestration” e “Walk”. Proprio in fondo troviamo anche “Emily” e “Small Town Boy”, due brani del precedente album, probabilmente inseriti per pubblicità ma in effetti senza molto senso nel contesto dell’album. Sicuramente c’è da spendere un paio di parole sia dal punto di vista musicale che vocale: sia gli strumentisti (Alecs, Pelo, Lou, Filippo) che la voce (Olly) hanno talento da vendere e meritano molta più attenzione di quella di cui già godono. In particolare la voce è molto particolare, a tratti completamente in scream, a tratti in falsetto e in altri momenti pulita e melodica: veramente una voce fuori dal comune. L’album in conclusione risulta molto valido, considerando anche che viviamo in un paese nel quale l’attenzione per band emergenti e che non suonano canzoni “sanremesi” cala sempre più drasticamente. Insomma, come disse una volta Mick Jagger “il rock non muore, matura”, ora sta a noi sostenerlo. A chiunque sia piaciuto l’album e soprattutto la voce, consiglio sicuramente il precedente album “Loverdrive”, ed anche una precedente partecipazione del cantante con il gruppo rock/swing emiliano The Good Fellas: l’album in questione si chiama “Olly meets the Good Fellas” e anche in questa occasione spicca la straordinaria capacità vocale di questo ragazzo brianzolo. (Stefano Mavero)